lunedì 22 giugno 2015

UCRIESI E CEMENTO, UNA LUNGA STORIA D’AMORE - Salvatore Lo Presti –

UCRIESI E CEMENTO, UNA LUNGA STORIA D’AMORE
- Salvatore Lo Presti –

Scrivo questo pezzo, perfettamente cosciente che determinate persone non lo condivideranno, o, nel migliore/peggiore... Lo scrivo perché da qualche tempo si è andato accrescendo in me un profondo sentimento di sdegno nei confronti di quello che si è fatto e che si sta continuando a fare nel nostro Centro Storico, in barba a qualsivoglia senso di giustizia e di bellezza, e con il beneplacito di tutte le varie Personalità Giuridiche presenti nelle diverse fasi storiche nel nostro territorio. Un Centro Storico che dovrebbe avere, per la sua storia, sembianze medievali, invece, sta sempre di più diventando un concentrato di isolati senza nessuna identità.
In molti punti l’unica cosa che mi fa dire che siamo all’interno del Centro Storico è la Zonizzazione del PRG e nient’altro, vista la continua presenza del cemento come materiale utilizzato nei diversi lavori edili che si sono svolti negli ultimi 50-60 anni. Cemento che viene utilizzato così in tanti modi, che non mi sorprenderebbe sapere che gli autori di questi lavori la mattina ci facciano colazione o il pomeriggio merenda, al posto del cappuccino e dello yogurt.
Prima di elencare ciò che si è fatto, ma che non si doveva fare, voglio chiarire e spiegare alcuni aspetti su cosa per me (e non solo per me) rappresenti il Centro Storico e un minimo di informazione sul materiale prediletto dei muratori ucriesi, ovvero il cemento nelle sue diverse forme.
Dal punto di vista normativo, all’interno del P.R.G., il Centro Storico (secondo il D.M. n. 1444/68) è individuato  nella Zona Territoriale Omogenea di tipo A che viene definita come: “le parti di territorio interessate da agglomerati urbani che rivestono carattere storico, artistico o di particolare pregio ambientale o da porzioni di essi, comprese le aree circostanti che possono considerarsi parte integrante, per tali caratteristiche, degli agglomerati stessi”.
Due definizioni di Centro Storico che racchiudono in esse molto di quello che io penso sui centri storici sono:
-          “Il Centro Storico è quella parte di agglomerato urbano inteso quale forma e contenuto di un luogo caratterizzato da una spiccata identità
-          “Il Centro Storico è un LUOGO ABITATO le cui caratteristiche sono segnate dal fatto di distinguersi dal resto dell’agglomerato urbano per avere caratteri di individualità storica tali da rappresentare un unicum, esemplare cioè di una particolarità che esprime una valenza culturale”
Passo adesso a elencare alcune informazioni sul cemento, sulle sue proprietà e sulle sue modalità di utilizzo tipico.
Partiamo dal presupposto che per cemento si intende quel particolare legante idraulico che miscelato ad altri additivi, aggregati e/o inerti varia le sue caratteristiche fisico-meccaniche in base all’utilizzo per il quale deve essere utilizzato. In maniera sintetica, dal cemento si ottiene:
-          la pasta cementizia (o boiacca) che si ottiene con la sola idratazione del cemento;
-          la malta di cemento che si ottiene quando alla pasta cementizia viene miscelato un aggregato fine (generalmente sabbia);
-          il calcestruzzo, che si ottiene aggiungendo alla malta di cemento aggregati e inerti di diverse dimensione (ghiaietto, ghiaia).
Dal punto di vista chimico, il cemento (Cemento Portland) è costituito principalmente da quattro componenti fondamentali, che sono: Silicato tricalcico (3CaO SiO2), Silicato bicalcico (2CaO SiO2), Alluminato tricalcico (3CaO Al2O3) e Allumino ferrite tetracalcica (4CaO Al2O3 Fe2O3). Queste componenti vengono dosati opportunamente per produrre i diversi tipi di cemento.
L’utilizzo principale che però oggi se ne fa è quello inerente al calcestruzzo, per formare il Calcestruzzo Armato (dai più chiamato erroneamente, anche in molti libri, Cemento Armato), che venne brevettato dall’ingegnere francese Francois Hennebique nel 1892.
In generale ci sono cinque tipi di cemento:
-          Il tipo I è quello normale per uso generale;
-          Il tipo II è un cemento utilizzato dove si prevede un moderato attacco da solfati (come ad esempio nelle strutture di drenaggio);
-          Il tipo III è un cemento a rapito indurimento che  sviluppa precocemente una elevata resistenza meccanica (utilizzato nel caso una struttura debba essere messa in esercizio velocemente e quindi i casseri devono essere rimossi velocemente);
-          Il tipo IV è un cemento a basso calore di idratazione (utilizzato ad esempio nelle costruzioni di dighe dove il calore di idratazione del cemento è un fattore critico);
-          Il tipo V è un cemento resistente ai solfati (presenti dove c’è uno smog elevato, o in contesti marittimi).
Dopo aver definito cosa per me rappresentano i centri storici e alcune proprietà sull’amato materiale dei muratori ucriesi, passo a esporre la mia tesi sul perché l’utilizzo di questo fantastico (perché di se e per se il materiale non ha niente che non vada, anzi è stata un’innovazione veramente straordinaria) materiale sia dannoso in contesti storici e sul perché ciò invece sia avvenuto e ancora avvenga, e farò alcuni esempi di come ciò è stato fatto all’interno del nostro centro storico, criticando questi interventi, spero in maniera chiara.
Dal punto di vista strutturale dell’edificio, mi è capitato di vedere nel nostro paese (ma ovviamente non solo, è pratica assai diffusa) alcune sopraelevazioni ovviamente realizzate con struttura in calcestruzzo armato, bene, questa tipologia di intervento, seppure largamente diffusa, non tiene conto di un oggettivo danno che si potrebbe creare alla parte sottostante in muratura portante, poiché quest’ultima basa la sua efficacia meccanica, il suo comportamento sul fatto di avere un funzionamento di tipo statico, infatti il loro comportamento si basa sull’ottima resistenza che le murature hanno allo sforzo di compressione (le strutture in muratura hanno una resistenza a trazione veramente bassa), mentre le strutture in calcestruzzo armato sono strutture che, avendo al loro interno dell’acciaio, oltre ad avere anch’esse un’ottima resistenza a compressione hanno anche una capacità maggiore di resistere a sforzi di trazione. Il problema lo si ha o lo si potrebbe avere in presenza di sismi, poiché, il comportamento dissonante delle 2 tipologie di strutture, rigido per la struttura in muratura ed elastico per quella in calcestruzzo armato potrebbe creare delle lesioni e quindi dei danni alla prima poiché nei punti di connessione tra le 2 strutture si vengono a creare degli stati tensionali che la muratura potrebbe non essere in grado di assorbire.
Un altro utilizzo che viene fatto spesso nel nostro centro storico è quello di utilizzare il cemento per interventi di consolidamento o di rifacimento dell’intonaco delle facciate. E’ risaputo che le malte cementizie sono le malte che maggiormente vengono sconsigliate in caso di rifacimento di intonaci o consolidamento di facciate, poiché creano una barriera poco traspirante, cosa invece molto importante per il benessere abitativo degli immobili (ma forse ad Ucria questi muratori oltre ad amare particolarmente il cemento molto probabilmente non sanno nemmeno che esistono altri leganti diversi dal cemento, e quindi anche diversi intonaci e consolidanti).
L’ultimo aspetto di cui voglio parlare (ma non ultimo come importanza, anzi per la mia personalissima opinione, questo aspetto in un contesto storico è il più importante), è quello relativo all’istanza estetico-storica. Infatti, nonostante i problemi che ho illustrato sin’ora possano essere evitati da un’attenta progettazione degli interventi da parte di un tecnico (cosa che quasi mai viene fatta, la maggior parte degli interventi vengono quasi sempre fatti dalla geniale mano dei nostri amici muratori, gli amanti del calcestruzzo armato insomma), l’inserimento e l’utilizzo del cemento all’interno del nostro centro storico (ma più in generale in quasi tutti i centri storici d’Italia) crea maggiormente danno poiché distrugge e stravolge quella che è l’identità del nostro centro storico. Identità che si è andata formando nel corso dei secoli e che i nostri amici muratori, (in alcuni casi con l’aiuto di qualche amico progettista anch’esso amante delle strutture in calcestruzzo armato) con l’utilizzo di questo materiale hanno distrutto e stanno continuando a distruggere giorno per giorno, infatti secondo la mia personale opinione, e visto e considerato quello che c’era in confronto di quello che è rimasto ad Ucria, da ora in poi una politica nel centro storico che preveda una conservazione di quello che è rimasto non è più sufficiente, secondo la mia personalissima opinione, quello che bisognerebbe fare oggi per il futuro è quello di intervenire ricostruendo le parti di centro storico che sono state modificate, attuando dove possibile attraverso fonti documentate la ricostruzione com’era dov’era e, dove ciò non è possibile, per mancanza di prove attuare interventi di restauro stilistico per riportare il nostro paese quantomeno ad una condizione dignitosa.
Voglio finire questo mio articolo con una frase presa da un libro che ho letto con piacere e con una serie di immagini che spero possano aprire la mente a coloro che non hanno mai pensato a quanto da me trattato, e, che qualche nostro amico muratore amante del cemento, leggendo questo mio articolo possa rimanere turbato e avere qualche senso di colpa almeno quando fa colazione e/o merenda.

“In un inflessibile paesaggio la terra non è perdonata, il cemento invece si estende come una piaga.
Al Gattopardo si sostituisce un nuovo ruggito di macchine che preparano il materiale per il crimine del paesaggio. La forma della Sicilia è ora modellata in cemento. In una mappa di immagini le forme sono fissate e ordine è dato al flusso di caos, in ogni dove la terra reca il peso dell'impatto dell'uomo ed essa è schiacciata sotto questa forza.
La mappa è uno specchio, mostrando alla Sicilia un volto che non può più vedere attraverso occhi cementificati”.
Sam Laughlin








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