martedì 25 novembre 2014

Giornalino Mensile


“RICETTE” PROGETTUALI - Maria Scalisi -


Benessere della montagna che dipende la sopravvivenza della campagna.
Progetto di valorizzazione e di sviluppo ecosostenibile per un comprensorio montano a vocazione turistica, realizzato in riferimento all’impatto ambientale, all’inquinamento, al consumo energetico,  alla conservazione delle tradizioni locali, alla promozione di un turismo eco - culturale, agricolo gastronomico, e paesaggistico - sportivo.
Tutti nella propria vita, almeno una volta, si saranno posti una domanda: "andiamo a vivere in città o in campagna?"

 In campagna la vita è sicuramente più salutare e a misura d'uomo, ma in città le opportunità di lavoro sono migliori, ci sono maggiori possibilità di relazioni, di conoscenze, di attività ludiche e culturali e così la popolazione tende sempre più verso le città. Anche se in Italia circa un terzo delle persone vive ancora in campagna, la tendenza resta la stessa. Cosa resterà allora dei tanti paesi da cui provenivano i nostri nonni, agricoltori o artigiani?
Chi riesce a industrializzarsi e a creare attrattive per i giovani, spesso nelle aree limitrofe alle città, sopravvive, altri diventano paesi dormitorio, mentre gli altri sono destinati ad un progressivo spopolamento. Questo fenomeno, noto specialmente per le regioni meridionali, è in realtà diffuso anche al nord. Sono decine i paesi ormai abbandonati o semi abbandonati.
Cosa fare allora? Lasciare che questi borghi, spesso costruiti con secoli di fatiche e di attenzioni verso l'ambente, seguano il loro destino? Forse qualcosa si può fare. Se è vero che tanta gente, spesso giovane, si trasferisce verso le "zone calde" del pianeta, è anche vero che ci sono tanti altri, che ricercano un po' di pace e tranquillità, allontanandosi dalle selve urbane, sempre più sovraffollate e stressanti per riscoprire il piacere della terra.
Ecco quindi che c'è qualcuno che va alla ricerca di paradisi nascosti, li acquista e li recupera per finalità turistiche. Uno dei casi più interessanti è quello di un danese, Daniele Kihlgren, che si è comprato un borgo, Santo Stefano di Sessanio, Matera, e ne ha fatto un albergo diffuso, ossia un albergo fatto dalle vecchie dimore degli abitanti del luogo (www.sextantio.it).
 La superficie acquistata è di 3500 mq e sono state recuperate 50 stanze, botteghe d'artigianato, cantine e una locanda. Gli abitanti stabili sono circa 120, una trentina le attività commerciali mentre l'albergo conta circa 7.300 presenze l'anno. Per il recupero, gran parte delle risorse provengono da istituti di credito, in parte da contributi pubblici a fondo perduto, e una parte direttamente dalle tasche del sig. Kihlgren. Anche se questo esempio ha fatto scuola, ci sono molti altri esempi in giro per l'Italia, tanto che è nata un'associazione, l'associazione alberghi diffusiche raccoglie tutte le iniziative di questo genere dalle Alpi alla Sicilia, ma anche una scuola internazionale di specializzazione in albergo diffuso (SISAD) che cerca di aiutare i Proprietari immobiliari, le Imprese gestrici e gli Enti locali a iniziare questo tipo di attività fornendo tutto il supporto didattico e informativo.
Consideriamo anche l’idea sviluppata in Sicilia, a Gangi (Pa), piccolo comune delle Madonie, considerato fra i 200 borghi più belli d’Italia.
Sviluppano un’idea anti crisi e anti crolli: Le case vengono regalate.
Il Comune ha deciso di regalare le vecchie abitazioni del centro storico. Con l’iniziativa di cedere gratuitamente immobili vetusti del centro storico da ristrutturare e utilizzare per finalità turistico -ricettive o abitative. L’ente pubblico fa da tramite fra i cittadini disponibili a cedere gratuitamente gli immobili, abitazioni del centro storico cadenti che avrebbero messo a rischio l’incolumità pubblica per poi metterli a disposizione di chi fa pervenire richiesta ai nostri uffici. Ad occuparsi della transazione è un’agenzia immobiliare locale, chi sarà scelto avrà l’obbligo, pena la decadenza, di stipulare l’atto pubblico di acquisto della casa, sostenendo solo le spese del rogito notarile e d’ufficio e procedere alla ristrutturazione e al recupero entro due anni.
Riqualificando il centro storico, facendo girare un’economia e attraendo, cosi, il turismo.
Questa è un’idea tra le tante.
Ma ci sono amministrazioni attente alla promozione del loro territorio e ce ne sono altre che invece non rispondono alle attenzioni di possibili investitori che potrebbero convogliare importanti risorse. Specie nel sud, molte amministrazioni si mostrano, poco attente, sospettose, forse invidiose della riscoperta dei loro tesori naturalistici e non rilasciano informazioni, autorizzazioni, dati, scoraggiando iniziative da parte di potenziali interessati.
Speriamo, allora, che sempre più amministrazioni si appoggino ad organizzazioni come il "I Borghi più belli d'Italia" o a professionisti, enti, società che si occupano di riqualificazione territoriale per incontrare persone competenti per la rivalutazione delle aree.
“C’E’ BISOGNO DI GENTE INNAMORATA DI UNA TERRA GENEROSA E MALEDETTA. C'E’ LA NECESSITA’ DI RIPORTARE A GALLA LE IMMENSE ENERGIE COLPEVOLMENTE TENUTE CON LA TESTA SOTT’ACQUA! C’E’ BISOGNO DI GUARDARE A CHI E’ RIMASTO INDIETRO”.

L'UNIONE FA LA FORZA - Enzo Rigoli -


Prima di tutto tutta la mia fiducia nel lavoro di questo Gruppo ed, in particolare, nei componenti più giovani (fortunatamente sono la maggioranza) che, con grande entusiasmo, lo sostengono con un impegno costante e disinteressato.
E' proprio credendo in loro e a quanto "bene", anche  per la nostra amata Ucria,  può uscire proprio da loro che ho deciso di collaborare con il Gruppo e, nonostante la distanza "fisica",  contribuire anche io con idee e qualche scritto.
Essendo il giornalino un ulteriore lancio delle nostre iniziative permettetemi di ricordare un episodio che credo può aiutarci a riflettere.
Proprio la sera del 2 novembre, nel momento di silenzio davanti alla tomba di Ranieri, mi è tornata in mente una delle volte che ebbi occasione di parlarci.
Dopo la prima parte delle vacanze estive,  arrivavo, con la mia famiglia, in Sicilia dalla Sardegna.
La nave era partita da Cagliari per Palermo e mi accingevo a una lunga nottata di veglia (difficilmente ancora oggi mi addormento quando viaggio).
Mentre vagavo fra i ponti, ormai rassegnato al lentissimo passare delle ore, scorgo, seduti in un angolo, Iole e Ranieri Nicolai.
Fui sorpreso ed entusiasta.
Tornavano da soli in Sicilia dopo essere stati per qualche settimana a casa dei nonni sardi in provincia di Sassari in quel meraviglioso paese che ha dato i natali al loro papà,  dove, fra l'altro, si produce un ottimo Filu Ferru.
Nonostante i molti anni di età che ci separavano mi avevano sempre colpito, quei due. Sembrava che si completassero a vicenda: lei con una chiacchiera pronta e vivace, lui più riflessivo e concreto.
Una cosa era certa mai un fratello e una sorella potevano essere più in sintonia.
Parlammo per delle ore.
Parlammo dei loro sogni, della loro religiosità, della gente che conoscevamo e delle qualità di ogni loro amico ucriese e, anche, della bontà della cucina sarda ed in particolare delle ....... seadas.
Ma principalmente parlammo di Ucria.
Ranieri in particolare mi entusiasmò.
Credeva che attraverso l'impegno suo, della sorella e dei suoi amici si potesse "scuotere" il nostro Paese e mi elencò una notevole quantità di idee: un gruppo parrocchiale, il teatro, gite organizzate, incontri con gli anziani, un presepe vivente ed infine un giornalino da far uscire più spesso possibile dove la gente poteva esprimersi, colloquiare e proporre.
Quando dopo qualche settimana mi cercò e mi propose di scrivere qualcosa sulla festa del santo Patrono lo feci con entusiasmo. Lo stesso entusiasmo che vedevo nei suoi occhi ed in quello dei suoi amici.
Conservo ancora quell'articolo e la copia di quel giornalino.
Quel ragazzo riusciva ad essere leader senza saperlo e riusciva a trascinare chi gli stava accanto.
Ero certo che avrebbe fatto grandi cose nella vita e per Ucria.
Non è stato possibile, Qualcuno ha voluto chiamarlo a se molto presto.
Ma Ranieri ha lasciato una traccia.
Oggi i ragazzi di questo gruppo l'hanno ritrovata e sapranno realizzare tante di quelle cose. Sapranno inventarne di nuove e potranno rendere migliore la qualità della loro amicizia e della gente che li circonda.
Un benvenuto quindi al Gruppo e a questo giornalino e grazie a chi ha avuto l'intuizione di chiamarlo allo stesso modo di quello che Ranieri aveva sognato.

Sono certo che l'Unione di tanti potrà dare grandi frutti .... 

Messaggio utile a tutti noi: Ucriesi di buona volontà.


Solo l'unione delle forze può far crescere, realizzare progetti, arricchire le persone, costruire il futuro.
Mi auguro che il Gruppo testimoni tutto questo alla nostra gente e faccia capire che Ucria ha un futuro se tutte le forze tirano "insieme" per il bene di ognuno.

PUESIA: A TERRA MIA Poesia che ha partecipato al “Concorso Nazionale Francesco Pinzone 2014” Antonina Maria Orifici




U junciuta
C curiusa
R rispittusa
I intricanti
A amurusa

Ucria parola che mi incantu
Pupulazione junciuta, curiusa, rispittusa, intricanti, amurusa.
Quantu si bedda Ucria
Chi splenduri chi si
Tu sì u paisi unni nisciyu ia
Chi beddu panurama chi hai
u tua paesaggiu chi si vidi da luntanu, assumighia
a tanti tappiti virdi
cu tanti macchi di culuri luccicanti.
I tua muntagni sunu rosseggianti
Quannu spunta u suli a matina e bacia, tu si a terra mia.
Quannu furisteri venunu da luntanu nta l’estate pi ti vidiri,
terra d’amuri, d’incantu e di biddizza ricca di luci,
di gioia e di vita.
Ogni core surride a cu vivi nta stu paisi.
Io ti ringraziu o Signuri da Pietà, pirchì mi dasti stu paisi
E viverci pi tutta a vita.
Paisi miu ti vogghio bene e nun ti cangiu cu nuddu o cu n’autru paisi.

POESIA: LA TERRA MIA
 (TRADUZIONE)

U unita
C curiosa
R rispettosa
I intricante
A amorosa

Ucria parola che mi incanta.
Popolazione unita, curiosa, rispettosa, intricante, amorosa.
Quanto sei bella Ucria, che splendore che sei.
Tu sei il paese dove sono nata.
Che bel panorama che hai;
il tuo paesaggio che si vede da lontano,
assomiglia a tanti tappeti verdi,
con tante macchie di colori luccicanti.
Le tue montagne sono rosseggianti
quando spunta il sole la mattina e li bacia.
Tu sei la terra mia!
Quanti forestieri vengono da lontano nell’estate per vederti;
terra d’amore, d’incanto e di bellezza
ricca di luci, di gioia e di vita.
Ogni  cuore sorride a chi vive in questo paese.
Io ti ringrazio Signore della Pietà, perché mi hai donato
Questo paese e viverci per tutta la vita.
Paese mio ti voglio tanto bene e non ti cambio con nessuno

O con nessun altro paese.

NORME DI COMPORTAMENTO E PROCEDURE DA SEGUIRE IN CASO DI EVENTO SISMICO Associazione Rangers International – Delegazione di Ucria (Me)


Il terremoto, un avvenimento che può stravolgere la vita: la paura, il panico, il timore, la speranza, l’incertezza del futuro, scatenato emozioni così forti che irrompono con prepotenza quando la terra trema. Il terremoto che distrugge i nostri paesi, le nostre strade, le nostre case, l’emergenza, la fuga precipitosa dagli edifici, la ricerca di nuovi luoghi dove alloggiare. Sapendo che non è possibile prevedere la data dell’evento, le indicazioni di questo breve articolo, sono tese a fornire semplici norme e procedure per un comportamento opportuno, da attuare prima come prevenzione, durante e dopo la prima scossa sismica.
I genitori, con la preziosa collaborazione dei figli, dovrebbero predisporre un piano di emergenza, dove accuratamente puntualizzano, i comportamenti da tenere in caso di calamità, le zone dove trovare, un riparo più sicuro, il posizionamento degli interruttori di sicurezza e . . . lo zaino di emergenza.
Il “gruppo famiglia” dovrebbe effettuare qualche simulazione, coinvolgendo anche i bambini più piccoli, ponendo loro le prove sotto forma di gioco, affinché i gesti diventano dinamici ed automatici.
Prima del terremoto – Prevenzione
  1. Informarsi dove si trovano e come si chiudono i rubinetti generali del gas, dell’acqua e gli interruttori della luce: gli impianti potrebbero subire danni durante le scosse;
  2. Evitare di posizionare oggetti pesanti sulle mensole o sugli scaffali molto alti: fissare al muro gli arredi più pesanti perché potrebbero caderci addosso;
  3. Tenere in casa una cassetta di pronto soccorso, una torcia elettrica o una lampada di emergenza, una radio a pile, un estintore ed assicurarsi che siano facilmente raggiungibili e che tutta la famiglia sappia dove sono riposti;
  4. Conoscere i punti più pericolosi di ogni stanza e valutare le vie di fuga specie della camera da letto;
  5. Disporre in una cassetta d’attrezzi per piccole riparazioni, allocarla in un luogo sicuro e facilmente raggiungibile;
  6. A scuola o a lavoro, informarsi se è stato predisposto un piano di emergenza: seguendo le istruzioni è possibile collaborare alla gestione dell’emergenza.
Durante il terremoto
  1. Cercare di mantenere la calma e non farsi prendere dal panico: rassicurare le persone che ne hanno bisogno;
  2. Sostare nei posti maggiormente sicuri, come architravi, muri portanti, angoli di parete che costituiscono un ottima protezione durante i crolli;
  3. Ripararsi sotto un tavolo e ricordarsi che è pericolo stare vicino ai mobili, oggetti pesanti, poiché potrebbero caderci addosso;
  4. Ripararsi nelle zone su dette in posizione distesa o inginocchiata, coprendosi il capo con un cuscino o altro materiale morbido;
  5. Non uscire di casa a meno che non si abiti al piano terra, per non rischiare di rimanere bloccati lungo le scale, e non usare per nessun motivo l’ascensore;
  6. Chiamare i soccorsi segnalando eventuali persone infortunate;
  7. Aprire porte e finestre con prudenza, poiché potrebbero crollare;
  8. In auto, attenzione a non fermarsi in prossimità di ponti, di terreni franosi o di spiagge: potrebbero crollare o essere investiti da onde anomale;
  9. Una volta terminata la scossa, uscire dall’edificio solo in caso di reale pericolo facendo attenzione all’uscita per il pericolo di caduta di tegole calcinacci insegne ecc. ecc.
  10. Una volta all’esterno tenersi in spazi aperti, lontano dagli edifici evitare di transitare al di sotto di ponti, gallerie e strutture sovra elevate;
  11. Tenere conto della eventualità del verificarsi di possibili scosse di assestamento;
  12. Prestare la massima attenzione degli annunci diramati via radio, televisioni o direttamente dai soccorritori locali.
Dopo il terremoto
  1. Assicurarsi di stare bene e di avere energie per aiutare gli altri, collaborando con i soccorritori;
  2. Non cercare di muovere le persone gravemente ferite, per non arrecare ulteriori danni;
  3. In strada, fare molta attenzione a calcinacci e vetri rotti;
  4. Portarsi al sicuro da edifici e da strutture pericolanti
  5. Non avvicinarsi ad impianti industriali o linee elettriche poiché potrebbero cadere;
  6. Evitare di curiosare andando in giro piuttosto, raggiungere le aree di attesa individuate dai piani di emergenza del comune;
  7. Evitare di usare il telefono e l’automobile: necessario lasciare le linee telefoniche e le strade libere.

Ricordarsi che anche il comportamento poco attento del singolo può, nel corso di una emergenza, risultare determinante per creare una situazione di estremo pericolo sia per se stesso ma anche per chi assolve alle impagabili funzioni di soccorso.

GRAZIE A TUTTI! - Rosaria Lucia Nici -

GRAZIE A TUTTI!
- Rosaria Lucia Nici -
Cari soci, cari amici, Ciao. 
Come promesso , eccomi qui. E’ con immensa gioia che scrivo, per dirvi che sono stata contentissima per essere stata a voi gradita (anche se non sono più una giovane) nella vostra splendida associazione culturale. Grazie! Grazie  a tutti di vero cuore!
Ho partecipato più di volte alle vostre interessanti  riunioni ed ho avuto il piacere, così, di conoscere quasi tutti i componenti del gruppo: Giovani fantastici  tutti  con la voglia di fare, di cambiare.
Tutti con la voglia, sull’esempio del giovane Ranieri, di “Esserci per  fare”. Ed a  proposito di quest’ultimo argomento che voglio dedicare a tutti voi, a tutti noi la  bellissima poesia del poeta Pablo Neruda “E’ Proibito”, con la speranza che, la stessa,  sia di ispirazione al nostro pensare e  al nostro operare, ora e sempre.
Cari Amici, nell’augurare un buon lavoro a tutti, colgo l’occasione per porgervi cordiali saluti.


È PROEBITO
di Pablo Neruda

È proibito
piangere senza imparare,
svegliarti la mattina senza sapere che fare
avere paura dei tuoi ricordi.
È proibito non sorridere ai problemi,
non lottare per quello in cui credi
e desistere, per paura.
Non cercare di trasformare i tuoi sogni in realtà.
È proibito non dimostrare il tuo amore,
fare pagare agli altri i tuoi malumori.
È proibito abbandonare i tuoi amici,
non cercare di comprendere coloro che ti stanno accanto
e chiamarli solo quando ne hai bisogno.
È proibito non essere te stesso davanti alla gente,
fingere davanti alle persone che non ti interessano,
essere gentile solo con chi si ricorda di te,
dimenticare tutti coloro che ti amano.
È proibito non fare le cose per te stesso,
avere paura della vita e dei suoi compromessi,
non vivere ogni giorno come se fosse il tuo ultimo respiro.
È proibito sentire la mancanza di qualcuno senza gioire,
dimenticare i suoi occhi e le sue risate
solo perché le vostre strade hanno smesso di abbracciarsi.
Dimenticare il passato e farlo scontare al presente.
È proibito non cercare di comprendere le persone,
pensare che le loro vite valgono meno della tua,
non credere che ciascuno tiene il proprio cammino
nelle proprie mani.
È proibito non creare la tua storia,
non avere neanche un momento per la gente che ha bisogno di te,
non comprendere che ciò che la vita ti dona,
allo stesso modo te lo può togliere.
È proibito non cercare la tua felicità,
non vivere la tua vita pensando positivo,
non pensare che possiamo solo migliorare,
non sentire che, senza di te,
questo mondo non sarebbe lo stesso.
non sentire che, senza di te,

questo mondo non sarebbe lo stesso.

INFORMAZIONI UTILI:


Si sta organizzando un Mercatino Natalizio e si sta cercando di coinvolgere tutti gli artigiani, hobbisti ed alimentari. Si avranno a disposizione gli stand gratuiti ed anche la pubblicità poiché è un mercatino organizzato da “Nebrodi ospitalità diffusa”. Per la domanda di partecipazione il punto informazione è al Comune, dalla sign.ra Giuseppa Murabito, Affari Generali, con la richiesta di “Operatori economici”.
Credo sia un’ottima opportunità di rilancio dell’economia del paese di Ucria. 
**DOMANDE ENTRO IL 20 DICEMBRE 2014**

ATTIVIAMOCI!!



v  Incontri Albergo Diffuso Nebrodi. Ecco alcuni link utili:
Chiunque voglia partecipare all’iniziativa si informi nella sede comunale, entro il 31 dicembre 2014.
TENIAMOCI INFORMATI!


v  Nella Chiesa di Maria Vergine, in piazza P. Bernardino, tutte le domeniche restauro a porte aperte della tela della Madonna del Monte del Carmelo.
Grazie al contributo della comunità ucriese e dei “nostri” emigrati in Australia, i lavori si stanno svolgendo dalla restauratrice Maria Grazia Murabito.

“PRENDIAMOCI CURA DEI NOSTRI MONUMENTI”.


ANGOLO DELLA GASTRONOMIA IL PORCINO - Marco Ferro -



Ho scelto di approfondire questo angolo poiché la gastronomia, i prodotti tipici e le specialità culinarie del nostro paese solleticano ormai ogni occasione il nostro interesse e la nostra curiosità (e magari oltre le nostre conoscenze accrescono il nostro giro vita).
Ad Ucria, nel mese scorso, si è tenuta la XIX edizione della sagra dei funghi e restando in tema ,in questa seconda uscita del giornalino, ho deciso di trattare l’aspetto gastronomico del fungo, soprattutto del porcino (il fungo per eccellenza).
I porcini sono nel territorio di Ucria delle “rarità” a portata di mano. Ricco di acqua, di boschi, rovereti e castagneti, basta arrampicarsi lungo i pendii che lambiscono le strade di facile accesso per avere l’opportunità di portare a casa un bottino prezioso. Il porcino è il fungo più conosciuto ed apprezzato tra i funghi commestibili, molto facile da riconoscere grazie alle evidenti caratteristiche familiari un po’ a tutti che rendono quasi superflua la sua descrizione. Inoltre, il porcino, nella zona dei Nebrodi, è il fungo più ricercato per il suo aroma inebriante e perché dotato di una carne molto compatta e quindi di ottima resa; dura, bianca, non colorata sotto la cuticola del cappello. Odore molto grato, intenso ed aromatico, specialmente dopo cottura; Adatto all’essiccazione dopo essere stato tagliato a fette e si presta molto bene alla conservazione sia in surgelatore che sott’olio.

RICETTE
Un classico della cucina autunnale è rappresentato dalle tagliatelle ai funghi porcini.
INGREDIENTI (X 4 persone):
- 400 gr di tagliatelle all’uovo;
- 500 gr di funghi porcini;
- mentuccia;
 - prezzemolo;
- olio; aglio; sale e pepe.
TEMPO DI PREPARAZIONE:
20 MINUTI. DIFFICOLTA’: FACILE.

PROCEDIMENTO:
11)       Pulire i funghi porcini, tagliando la parte finale del gambo generalmente ricoperta da molta terra. Sarebbe preferibile non sciacquarli con l’acqua, dato che il fungo l’assorbe e utilizzare solo un pennellino per togliere il terriccio residuo. In alternativa potete utilizzare un panno umido;
22)       Fate soffriggere una testa d’aglio in abbondante olio, quindi una volta dorato toglietelo e aggiungete i funghi tagliati a pezzetti non troppo piccoli.
33)       Fateli cuocere per circa una quindicina di minuti. Alla fine salate e pepate. Se di gusto potete aggiungere durante la cottura anche della mentuccia fresca da non confondere con la menta romana;
44)       Cuocete le tagliatelle in abbondante acqua salata, scolatele a cottura e ripassatele nel tegame dove avete saltato i funghi. Fate attenzione a conservare un bicchiere di acqua di cottura della pasta;
55)       La pasta all’uovo assorbe moltissimo liquido e le vostre tagliatelle rischierebbero di diventare troppo asciutte. Per evitare ciò,mentre le amalgamate ai funghi, aggiungete poco alla volta dell’acqua fino ad ottenere la giusta cremosità;

66)       Impiattare e completare il piatto cospargendo con del prezzemolo fresco tritato.

LA “NASCITA” DELLA CASERMA AD UCRIA – ARCHITETTURA DEL PRIMO NOVECENTO - Achille Baratta -


Il 31 marzo 1899, venerdì Santo, nella Chiesa della Madonna del Rosario, per futili motivi, scoppiò una lite, tra la sorella del sacerdote Giuseppe Minissale, e la signora Carmela Vinciullo, moglie del contadino Filippo Murabito (detto Nasca).
Tutto nacque perché la nobildonna si offese perché la signora Murabito di sedette davanti a lei, trovando una sedia libera, per assistere alla celebrazione della Santa Messa, poiché era vietato in quanto in Chiesa, i posti davanti all’altare maggiore erano riservati ai nobili.
La nobildonna Minissale, schiaffeggiò ed insultò pesantemente con parole ingiuriose la contadina.

I civili, vedendo questo gesto lo reputarono oltraggioso alla loro classe sociale e il giorno di Pasqua, (cadeva il 02-04-1899), si organizzarono; invitarono il contadino Murabito nell’abitazione di Paolo Gullotti, sita in piazza Roma, e lo percossero a sangue.
Ma questo fatto brutale, provocò l’indignazione del popolo, e, la sera stessa, si recarono al circolo del “nobili”, attaccando con una fitta sassaiola che durò vari giorni.
Per sedare la lite non bastò neanche la venuta dei carabinieri della stazione di Raccuja (ad Ucria non era ancora stata istituita).
A seguito della lite, sempre nell’anno 1899, nel palazzo del signor Baratta, in via Castello, si istituì il Comando Stazione Carabinieri di Ucria, con un numero di militanti che si aggirava tra i 4-5 elementi, comandati da un sottoufficiale.

US UCRIESE: UNA PASSIONE DA VIVERE - US UCRIESE – Enzo Allia –


                                          
Come oramai capita da quarant’anni a questa parte, ogni domenica o sabato che sia, tutto il paese si raccoglie attorno a due unici colori, il giallo e il rosso di una squadra di calcio, l’Us Ucriese, che fa gioire, appassionare e soffrire. Anche quest’anno,nonostante enormi difficoltà, un gruppo di ragazzi capitanato dal Presidente Domenico Cugno hanno voluto dare continuità a questa realtà sportiva che solo pochi mesi fa era sul baratro della radiazione dal campionato. Nuovi dirigenti e alcuni già in carica, hanno voluto crederci e rilanciare un progetto incentrato su ciò che per loro è una ragione di vita, su ciò che provoca tensioni ed emozioni come poche altre cose al mondo sanno dare: il calcio. Un calcio fatto di valori, di amicizia e di impegno nel sociale, come dimostra anche il lavoro svolto in questi mesi per migliorare l’impianto sportivo di Ucria. Difatti lo stesso gruppo di ragazzi e qualche provvidenziale sponsor si sono incontrati in dure giornate lavorative per ampliare l’area tecnica del campo di gioco e ristrutturare parzialmente gli spogliatoi.
Coloro che più hanno creduto in questo nuovo progetto sono proprio i giocatori che scendono in campo, desiderosi di spendersi per la causa giallorossa. Sin dalla fine della scorsa stagione sono rimasti uniti e hanno legato con i ragazzi che sono giunti in squadra successivamente. Mister Chiofalo si è ritrovato al suo fianco uno dei pilastri del Sinagra Calcio, Simone Bonfiglio, che lo sostituisce nei suoi periodi di assenza e che dalla Promozione si è accasato qui per seguire i ragazzi in tutta la fase di preparazione e non solo. Sono proprio i ragazzi che insegnano cosa vuol dire integrazione e aggregazione sociale tra due paesi, Ucria e Sinagra che fino a qualche anno fa erano separati da inutili muri ideologici oggi  si ritrovano insieme a vivere questa entusiasmante avventura. Numerosi giovani sono coinvolti in un’attività che certamente deve essere apprezzata ed incoraggiata da tutti, considerato che questo nostro piccolo borgo non può offrire molto di più quanto a occasioni di incontro e discussione.
Per tutte queste ragioni, un sostegno ancora più grande si chiede proprio in quello che è l’anno in cui ricorre il quarantesimo anniversario della fondazione dell’Unione Sportiva Ucriese. Un evento simpaticamente celebrato prima dell’inizio del campionato e che offrirà ancora modo di stare insieme nel periodo natalizio, occasione in cui i dirigenti hanno già pensato ad una sorpresa unica per i propri tifosi.

Non bisogna dimenticare, però, che l’Us Ucriese vive di partite ed è alle prese con il duro impegno del girone D del Campionato di Seconda Categoria. L’inizio di campionato è stato abbastanza altalenante: una vittoria, due pareggi e due sconfitte sono il bottino dei giallorossi ma, nonostante questi risultati, si è visto un gruppo solido che ha mostrato sprazzi di ottimo gioco e un’idea di calcio invidiabile persino da formazioni di più alto livello. L’immediato futuro è incerto, diversi infortuni e squalifiche mettono a dura prova la rosa dell’allenatore ma vedere durante la settimana ventidue ragazzi che non si risparmiano per dimostrare il loro effettivo valore, incoraggia e avvalora il forte impegno assunto dalla dirigenza ad inizio anno. La nuova Ucriese è nata per far divertire divertendosi, ed è questo il motto principale di tutta la società che spera vivamente di dare tante soddisfazione ai propri tifosi e raggiungere ottimi traguardi.

ANGOLO DELLE INTERVISTE, CURIOSITA’ E CREDENZE POPOLARI - Doriana Rigoli – Lorenza Marchese – Sonia Manitta – Marica Algeri –


Ciao a tutti. Siamo Doriana, Lorenza, Sonia e Marica e facciamo parte del Gruppo Culturale Ucriese “Ranieri Nicolai”. Anche noi stiamo lavorando alla realizzazione del nostro Giornalino e ci occuperemo delle interviste, delle curiosità e credenze popolari del nostro Paese.

Per iniziare vi raccontiamo una leggenda ucriese intitolata: “ IL PIRCANTE FOLLETTO”.


LA BELLEZZA DI UN GESTO - Melania Frontino –


A volte, si vengono a creare delle situazioni particolari, in cui non si vorrebbe smettere di parlare, ma proprio nell’esatto momento in cui cerchiamo di dire qualcosa, che crediamo essere giusto, le parole per incanto vengono meno, ed è proprio in questa circostanza che si preferisce tacere.
È arduo pensare di affidare al silenzio, l’impresa di far percepire una sensibilità, che, timidamente si cerca di velare dietro ad un’omissione, ma il più delle volte è la scelta che decidiamo di prendere, forse perché il silenzio ha una forza così dirompente da riuscire a far capire nonostante tutto.
È strano notare come nelle difficoltà della pronuncia, la luce di una candela, il profumo di un mazzo di fiore e il rumore di sospiri trattenuti, inaspettatamente riescano a dire molto più di mille parole, unendoci dolcemente a te Ranieri.
Per cui credo che si viva non solo di parole ma anche di silenzi e di gesti; certo è difficile riuscire a capire gli altri, nonostante le parole questo forse sempre possibile, si eviterebbero inutili e sterili discussioni che il più delle volte portano solo al nulla.
Quindi nell’eventualità che per un misterioso gioco di fattori, non si riesca a proferir parola, rimane solo da osservare e agire con grande semplicità, affinché la bellezza di un gesto nonostante il silenzio, trovi la sua manifestazione.

In fondo la sensibilità tacita o espressa che sia, comunque ci unisce empaticamente gli uni agli altri.


UCRIA, PARCHEGGI E STRADE DELLA DISTRUZIONE DI UN’IDENTITÀ. - Salvatore Lo Presti -

Ho scelto di affrontare questo argomento perché il problema delle strade e dei parcheggi ad Ucria, per molta gente, viene considerato come uno dei problemi più importanti. Visto e considerato il fatto che per fare uno studio o anche solo un ragionamento sull’intero territorio comunale, ci vorrebbero una quantità di informazioni e conoscenze, e quindi di tempo a disposizione per cercarle, molto lungo, in questo articolo ragionerò su questo problema soltanto all’interno del nostro centro abitato.



Personalmente, considero anche io il numero di parcheggi e le vie di collegamento importanti. Ma contestualizzando il ragionamento sul centro abitato di Ucria, riflettendoci, ogni qual volta è stata fatta una modifica al tessuto urbano in ragione della costruzione di una strada o di un parcheggio si è sempre distrutto un pezzo di storia del paese, o lo si è modificato irrimediabilmente, e come se non bastasse, sempre peggiorando l’aspetto, e mai migliorandolo.
Vado di seguito a spiegare la ragione delle mie affermazioni, con degli esempi che spero possano ben rendere l’idea di ciò che intendo dire:
Il primo esempio è quello che si riferisce alle mutazioni che ha subito la Piazza Padre Bernardino nell’ultimo secolo.
La piazza ha subito la prima mutazione nell’anno 1922 dove si è eliminata un grande abbeveratoio (considerato ormai superfluo), che era li situato da tempo immemore e che serviva per abbeverare le numerosissime bestie della zona, ed in seguito venne modificata nel 1963 c. per sopperire all’esigenza di parcheggi.
Resosi conto della follia fatta, si è cercato di rimediare arrivando alla configurazione attuale (più o meno corretta secondo la mia personale opinione) portata a termine durante l’amministrazione Algeri (2008-2013), ma cominciata durante l’amministrazione Di Stefano (1998-2003).
Altro esempio di modifica (distruzione) di una parte dell’identità del nostro paese, è quello dovuto alla costruzione della Circonvallazione (mai terminata) cominciata nel 1935, per la cui costruzione è stato distrutto definitivamente il favoloso ed importantissimo Convento del Rosario (una parte dello stesso era stato distrutto con la costruzione della parte nuova del cimitero).


Un altro puzzle importante del mio ragionamento è dovuto anche al passaggio della SS116 Randazzo-Capo D’Orlando all’interno del centro urbano, che ha portato alla sostituzione del basolato originario (tra il 1920 e il 1930) in favore dell’odierno manto stradale e alla sostituzione dell’antico e caratteristico muretto con gli attuali parapetti in ferro e numerosi belvedere.
In fine come ultimo esempio, ma non ultimo come importanza, porto quello relativo alla totale distruzione della Torre Saracena (una delle 2 che erano situate all’interno del territorio comunale di Ucria), sita alla periferia del centro urbano, nelle immediate adiacenze della «Piazza Rimembranza, dovuta alla costruzione della SS116 Randazzo-Capo D’Orlando (strada che raggiunge Ucria nel 1899 e che viene aperta al transito soltanto nel 1908, completata però di allargamenti e manto d’asfalto soltanto nel 1962) e della SP136 Patti-Ucria (raggiunge Ucria nel 1899, ma l’ultimo breve tratto di strada dalla località «Valle» alla località «Dietro la Torre» per molto tempo rimase chiuso e fu aperto al traffico soltanto nel 1922, epoca in cui si sono finalmente unite la strada provinciale con quella nazionale, ma è stata completata di manto asfaltato soltanto nel 1962). L’ultimazione di quest’ultima (SP136) slittò anche a causa della presenza dei resti della suddetta torre.
Questa serie di eventi/calamità hanno portato alla distruzione, quale più quale meno, di un pezzo della storia, e quindi dell’identità stessa, di Ucria. Ovviamente non intendo dire assolutamente che tutte queste scelte siano state sbagliate o che siano state tutte prive di ogni senso, perché cambiando i tempi, cambiano anche le esigenze della popolazione, ma, siamo sicuri che tutto quello che è stato fatto sia corretto? o che era l’unica soluzione? o che delle tante soluzioni che potevano essere scelte, sia stata presa sempre la migliore? Io non lo so, ma a mio parere in alcuni casi no, la soluzione presa non è stata la migliore, anzi è stata un vero e proprio disastro. Tutto per colpa della necessità di nuove strade, indispensabili per il collegamento del nostro paese con i paesi limitrofi e non, e di parcheggi, a mio parere non sempre necessari visto che la maggior parte delle sere molti parcheggi restano inutilizzati, e gli unici punti del paese dove c’è un gran numero di macchine sono in prossimità dei  bar, mettendo le vetture anche in modo non corretto per il normale codice della strada, solo ed esclusivamente per non fare quei famosi 100 m che permetterebbero di mettere la macchina nel parcheggio e di non occupare parti di carreggiata che sono invece non addette alla mansione di parcheggio.
Secondo me, quello che si potrebbe fare per recuperare un minimo l’identità e risolvere il problema dei parcheggi all’interno del centro abitato sarebbe:
1) ripristinare l’antico basolato lungo la via Padre Bernardino, all’interno del centro storico;
2) ultimare la circonvallazione così da eliminare i mezzi pesanti all’interno del nostro centro abitato;
3) realizzare un parcheggio/autorimessa a valle della via Padre Bernardino all’altezza dove oggi è situata la guardia medica.
Ricordo inoltre che la maggior parte del nostro centro urbano è considerato Centro Storico e quindi è un condensato di cultura delle generazioni passate che non DEVE e non può essere distrutto, ma che anzi deve essere salvaguardato e protetto proprio per poter noi, e le generazioni future poter studiare e imparare metodi costruttivi, gli stili di vita e tutto quello che concerne le usanze e le tradizioni del passato, che per quanto riguarda il nostro comune è glorioso e più che millenario.
Per questo, invito voi lettori miei concittadini a riflettere quindi, non solo sui problemi relativi all’argomento da me brevemente trattato, ma anche alle ipotetiche soluzioni, perché Ucria è bella anche oggi, ma poteva esserlo molto di più senza alcune scelte sciagurate passate, ma soprattutto la mia speranza è che non diventi ancora peggio a causa di future decisioni errate.