mercoledì 22 aprile 2015

UCRIA NEL DOPO-GUERRA - Achille Baratta –

UCRIA NEL DOPO-GUERRA
- Achille Baratta –
In un ritaglio di Sicilia sui monti Nebrodi, tutto sembra immutabile e soprattutto si ha la convinzione che noi nella storia della nostra terra non abbiamo inciso. Ci piace pensare che tutto va bene e siamo abituati tanto che rifuggiamo da  qualsiasi novità eppure per quanto non dichiarata la guerra che combatté in Sicilia, tra lo sbarco angloamericano nel 1943 e la morte simulata del bandito Giuliano,nel 1950, fu ad altissima intensità.
Mi piace rimarcare con Alfio Caruso che in tutto questo ha avuto una parte essenziale della riorganizzazione della mafia e nello sviluppo della delinquenza. Si affannino pure a smentire quelli della politica che al tempo muovevano i pupi quando sostenevano  che il loro movimento indipendententista è stato appoggiato soltanto da determinate categorie di onesti siciliani.
Sta di fatto che i più noti capi mafia dell’isola, e in particolare della città di Catania e di Palermo hanno appoggiato il movimento d’indipendenza e che il bandito Giuliano e i suoi soci, pur commettendo ogni sorta di reati, anche contro lo Stato si sono affermati i separatisti e in definitiva pur essendo solo e essenzialmente dei semplici delinquenti.
Attraverso il separatismo alcune bande armate hanno trovato l’appoggio e l’approvazione della mafia e hanno avuto anche il coraggio di giustificare i loro crimini. Purtroppo è stata Cosa Nostra a fornire a Giuliano le informazioni per i rapimenti dei professionisti facoltosi per rapire anche sul furgone del Banco di Sicilia che fu assaltato il 28 dicembre a Palermo, subito dopo aver lasciato l’agenzia 3 in via Amari, allorché ad un incrocio si materializza Giuliano con una decina dei suoi con i mitra spianati. Vengono portati via i sacchi con gli stipendi e le tredicesime dei dipendenti pubblici, il colpo frutta ventimilioni di lire, circa seicentomila euro di oggi.
Cosi Alfio Caruso nel suo libro edito da Longanesi descrive un periodo che vogliamo dimenticare e che ci ha portato ad avere lo Statuto Speciale.
Sembrano fatti remoti che non ci appartengono eppure anche Ucria ne è stata protagonista, incendiando il comune e mettendo a soqquadro tutto quello che rappresentava lo Stato.
Colpevoli o meritevoli? Come tutte le cose è difficile esprimere un giudizio ma la nostra miseria culturale ed economica non aveva limiti e noi per destinazione inabili, abbiamo alzato la testa, ma ci siamo dimenticati che cambiavamo soltanto padrone.

Ogni altra affermazione è pretestuosa e di parte, ma non si possono dimenticare fatti che hanno contraddistinto la nostra storia per quello che riguarda la conquista dei diritti umani, che sono elemento essenziale di ogni civiltà e di ogni centro abitato, che non può fare a meno di guardare indietro per anelare alla voce della speranza e di quel rinnovamento che rincorriamo sempre senza mai raggiungerlo.


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