domenica 22 febbraio 2015

BAMBINI

BAMBINI
- Angela Niosi -
Suona la campanella. I bambini confluiscono,attraverso il largo portone di vetro, nell’atrio della scuola.
Là le bidelle, gesticolando e cercando di assumere un atteggiamento minaccioso, li frenano nella loro corsa ed io, che nel frattempo ho firmato sul registro delle presenze, li osservo con un misto di tenerezza e di preoccupazione. Che giornata sarà oggi?
Torno a guardarli. Alcuni gridano e spintonano compagni, girandosi a guardare la loro reazione, altri sono assonnati e hanno sul viso una sorta di rassegnazione, altri ancora sono intimoriti dagli esuberanti e cercano rassicurazione nel mio sguardo.
Sorrido.
Si portano in spalla zaini sorprendentemente pesanti ma, forse, dentro ci sono anche le loro emozioni. Molti trascinano il trolley che poi,faticosamente,sollevano su per le scale dove vengono superati dagli altri che prima,stranamente, erano più lenti.
Si smistano nelle classi, appendono i giubbotti e lanciano gli zaini contro il muro.
E,finalmente, entrano nell’aula.
Anch’io entro con i miei.
Li guardo avviarsi ai loro banchi, dove ritrovano le cose del giorno prima, raccontarsi piccoli e grandi segreti, mostrarsi oggetti portati per stupire o per prolungare il calore di casa.
Cerco di entrare con delicatezza nel loro mondo, ricordando che il lavoro ci aspetta.”Riprenderete i vostri affari nei momenti di pausa” dico e loro, dopo una serie di un attimo ,maestra … dacci ancora un po’ di tempo … si siedono e incrociano le braccia sui banchi.
“Allora, come vi sentite oggi? Siete pronti per una nuova avventura? Avete la mente libera da affanni e ali per volare?”  “Siiii” rispondono. “Bene, prendete i vostri strumenti di lavoro, allacciate le cinture e… partiamo!”
Prima di cominciare, però, c’è sempre qualcuno che vuole parlare di sé.
“Io, oggi non sono molto in forma, mia mamma mi aspetta sempre con una mano pronta sulla mia faccia, perché secondo lei ho combinato qualcosa … Io stanotte ho sentito i miei genitori litigare … A me dicono sempre che faccio i capricci, non riescono proprio a capire che questo ,per me, è normale, non li faccio per farli arrabbiare … Io invece quando sono disubbidiente mi sento in colpa e quella è la mia punizione … A me non mi ascolta nessuno. La mamma o è al lavoro o mette a posto o è al telefono”…
Cerco di arginare il fiume di parole che,sicuramente,strariperebbe lungo tutta la giornata, cercando di dare qualche rassicurazione. Quindi, iniziamo. Ora che si sono sfogati, aprono i quaderni e fanno finta di essere pronti.
Appoggio su di loro il mio sguardo e intanto cerco, dentro di me, quelle risposte che si aspettano.
Poi penso che io imparo da loro ogni giorno qualcosa di nuovo. Vivo con essi lo stupore e la meraviglia, le emozioni tenute a freno e quelle che esplodono senza controllo.
Spalmo pennellate d’amore e penso non c’è battaglia con loro, non ci sono vincitori né vinti. Solo un cammino fatto insieme dove io li accompagno ora stringendogli forte la mano, ora sfiorandogliela.
Ogni giorno è un giorno nuovo e le risposte sono nuove ogni giorno.
“Bene,siete pronti? Oggi parleremo dell’apostrofo”.




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