giovedì 21 maggio 2015

SAPEVATE CHE … GIUSEPPE GARIBALDI INDOSSAVA I BLUE JEANS? - Valentina Faranda -

SAPEVATE CHE … GIUSEPPE GARIBALDI INDOSSAVA I BLUE JEANS?
- Valentina Faranda -

Forse starete pensando che argomento sciocco di cui trattare o magari semplicemente chi se ne frega… ma in questo numero ho pensato che il mio articolo doveva necessariamente essere un qualcosa di leggero perché siamo già abbastanza circondati da negatività e pesantezza, curioso perché la curiosità è la linfa vitale per un giornalino e che, ovviamente, avrebbe dovuto informarvi su qualcosa. Ergo, questo mese vi racconterò dei blue jeans.
I blue jeans, i pantaloni che indossiamo tutti i giorni, quelli con cui ci sentiamo comodi (quando li compriamo della taglia giusta e non di una più piccola per comprimere la nostra massa…che tanto non sparisce) quelli che negli anni ’90 del novecento spopolavano tra i giovani e non, perché “andavano di moda”, sono stati inventati niente di meno che nel Medioevo?
L’origine viene ricondotta storicamente nei dintorni della città di Genova, luogo di grande tradizione tessile e grande esportatore fin dagli inizi del medioevo.
Le stoffe utilizzate nella produzione erano di vario genere: lana, seta, lino, cotone o fustagno. Quest’ultimo designava un tessuto di cotone mischiato a lana o a lino.
Nel XV secolo un particolare tipo di fustagno di colore blu, veniva prodotto nella città piemontese di Chieri ed esportato attraverso il porto di Genova. Proprio a questa particolare merce, secondo alcuni studiosi, si riferisce il termine inglese blue-jeans, termine utilizzato fin dal 1567 ( dal francese bleu de Gênes ovvero blu di Genova).
Secondo altre versioni i pratici "calzoni da lavoro" erano cuciti con tela di Nîmes (de nimes e poi denim) di colore indaco ed erano indossati dai marinai genovesi. Nîmes era concorrente di Chieri nella produzione di questo tessuto.
La scoperta dell’oro della California, portò nello stato diversi esploratori e cercatori d’oro. Nel 1853, Levi Strauss aprì a San Francisco un negozio per vendere oggetti utili ai cercatori d'oro. Per rendere questo vestiario ancora più confortevole apportò una serie di modifiche che lo fanno considerare, oggi, il reale inventore dei nostri “moderni” jeans. Uno dei suoi clienti, un sarto di nome Jacob Davis, si unì a lui in quest’avventura e il 20 maggio 1873 idearono il primo jeans denim.
Anche Giuseppe Garibaldi, durante lo sbarco dei mille a Marsala, indossò questo tipo di pantaloni, oggi conservati a Roma presso il Museo centrale del Risorgimento all'interno del Vittoriano.
Alla fine degli anni settanta del XX secolo, con la diffusione del fenomeno del consumismo, si sono moltiplicate le varianti di questo indumento: "a campana" o "zampa di elefante",  “a tubo” o “sigaretta”, a cavallo alto o basso e ne sono prodotti di tutti i colori e con i più svariati tessuti.

Non ho scritto un trattato. Ho solo pensato che sarebbe stato divertente darvi qualche breve notizia sulla lunga e curiosa storia di questo indumento. Una storia che non tutti conoscono e che non è necessario, per la nostra sopravvivenza, sapere ma è un modo come un altro per incuriosirci a qualcosa, per apprendere in più del mondo che ci circonda, della sua storia, di chi lo popola e di chi l’ha fatto prima di noi; è un modo per guardare il mondo come lo fa un bambino che impara ogni giorno cose che non conosce, con quell'entusiasmo e quella meraviglia anche per la scemenza di turno. 



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