giovedì 21 maggio 2015

PERCHE’ NON PROGREDIAMO - Achille Baratta –

PERCHE’ NON PROGREDIAMO
- Achille Baratta –

Vi siete chiesti mai perché restiamo chiusi sempre nel nostro orticello, quasi armati per difendere i confini di quel fondo senza confini che si chiama MIO. Si! Difendiamo il MIO che a dirlo con chi fa politica si chiama il NOSTRO, ma che resta sempre quel solito orticello senza acqua che noi teniamo stretto sotto i nostri manti neri per paura perché l’unica vera caratteristica che ci appartiene è il possesso e la crudeltà mentale che mio padre Vincenzo definiva con una sola parola: ignoranza.
Perché non proviamo a domandarci per quel che è possibile riconoscendo agli altri quello che gli spetta e soprattutto interrogandoci su quali sono i motivi che non ci fanno uscire da quel piccolo ristretto campo che la negazione dell’informazione libera come espressione di uscita da quelle barriere culturali che ci facevano portare le nostre pecore alla sera all’ovile, convinti che la giornata fosse finita e che non ci restava altro che andare a dormire per rialzarsi poi l’indomani al sorgere del sole e riportarle a pascolare, probabilmente rubando un pezzo di pascolo al fondo del vicino con la convinzione che poi in definitiva è lui l’unico nostro nemico, alzare gli occhi fuori dal coppola o ancora di più oltre il cappello era vietato ed è vietato perchè si comunica, perché si parla, a che serve? Ma se ognuno di noi raccontasse qualche leggera parentesi del vissuto per denunziare non un fatto ma una mentalità, probabilmente potremmo dire che la fatica, la disponibilità e l’impegno gratuito di un piccolo numero di persone eccezionali serve a qualcosa.
Io mi ritengo di Ucria, per cultura e per famiglia legata alla mia professione, e vi voglio quindi raccontare di come sono riuscito a progettare e dirigere i lavori di quello strano edificio che è stato finanziato “come ambulatorio”.
La cassa del Mezzogiorno, finanziava a pioggia le opere che l’Amministrazione comunale deliberava come prioritarie, ad Ucria dopo la rete idrica e fognante e il campo sportivo avevano scelto di realizzare un ambulatorio ma non mettevano mai in moto nessuna procedura per ottenere il finanziamento.
A pochi mesi dallo storno, quasi estorcendolo riuscivo ad avere l’incarico e il luogo della realizzazione e poi anche il finanziamento e l’opera. Tutte certamente cose belle e di soddisfazione ad eccezione del luogo. Il luogo scelto scelleratamente dalla amministrazione era la chiusura di quel piccolo varco di panorama che restava ma ancora di più era uno sdirrupuni. A niente sono valse le mie dimostrazioni che volevo realizzarlo come ho fatto a Francavilla di Sicilia e nella frazione San Basilio di Galati Mamertino, su un terreno libero e pianeggiante, in modo che l’edificio potesse avere un proprio inquadramento urbanistico che gli potesse dare il respiro che meritano questi edifici che hanno una particolare destinazione sociale e quindi la possibilità di avere un parcheggio e un’area di pertinenza adeguata ma soprattutto la necessità di svilupparsi solo su un piano per evitare non solo limiti delle barriere architettoniche ma anche quelli stessi della funzionalità  e della relativa economia nell’edificazione. Cosi facendo mi costrinsero ad un salto agli ostacoli e non solo con il risultato di avere speso il denaro pubblico nel peggiore dei modi. Ancora dopo tanti decenni non riesco a darmi pace di questa mia supina accettazione ma non si può certamente combattere contro i mulini a vento, e quelli erano veramente mulini, dove l’orticello della cattiva cultura non poteva essere abbattuto dei  suggerimenti di un professionista che doveva invece ringraziare per aver avuto l’incarico di un finanziamento di fatto già stornato per insolvenza di una amministrazione che non amministrava, perché anche la guardia comunale in questo vuoto dei giardini dell’egoismo diceva la sua.
Ma certamente cose di altri tempi perché ora alla riscontrata inconsapevolezza intrecciata con la poltroneria si affiancano gli interessi e in genere gli appalti.

Ora chi legge e lo spero, dirà chistu voli sputari nto piattu unni manciau, ma dite e pensate quello che volete, io sono e resto un professionista che anche a posteriori vuole denunziare che quando di fatto facevi un progetto che non soddisfava facevano finta di ignorarlo per poi nel tempo dare altro incarico a chi regolarmente si appropriava del progetto, non solo accettando l’idea progettuale ma lucrando. Cose che mattunu ai vivi ora che non ci sono più i soldi il campicello del vicino per il pascolo abusivo è sempre più appetitoso specialmente se i consigliori sono di lungo corso.


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