UCRIA NEL
DOPO-GUERRA
- Achille
Baratta –
In un ritaglio di Sicilia sui monti Nebrodi, tutto sembra
immutabile e soprattutto si ha la convinzione che noi nella storia della nostra
terra non abbiamo inciso. Ci piace pensare che tutto va bene e siamo abituati
tanto che rifuggiamo da qualsiasi novità
eppure per quanto non dichiarata la guerra che combatté in Sicilia, tra lo
sbarco angloamericano nel 1943 e la morte simulata del bandito Giuliano,nel
1950, fu ad altissima intensità.
Mi piace rimarcare con Alfio Caruso che in tutto questo
ha avuto una parte essenziale della riorganizzazione della mafia e nello
sviluppo della delinquenza. Si affannino pure a smentire quelli della politica
che al tempo muovevano i pupi quando sostenevano che il loro movimento indipendententista è
stato appoggiato soltanto da determinate categorie di onesti siciliani.
Sta di fatto che i più noti capi mafia dell’isola, e in
particolare della città di Catania e di Palermo hanno appoggiato il movimento
d’indipendenza e che il bandito Giuliano e i suoi soci, pur commettendo ogni
sorta di reati, anche contro lo Stato si sono affermati i separatisti e in
definitiva pur essendo solo e essenzialmente dei semplici delinquenti.
Attraverso il separatismo alcune bande armate hanno
trovato l’appoggio e l’approvazione della mafia e hanno avuto anche il coraggio
di giustificare i loro crimini. Purtroppo è stata Cosa Nostra a fornire a
Giuliano le informazioni per i rapimenti dei professionisti facoltosi per
rapire anche sul furgone del Banco di Sicilia che fu assaltato il 28 dicembre a
Palermo, subito dopo aver lasciato l’agenzia 3 in via Amari, allorché ad un
incrocio si materializza Giuliano con una decina dei suoi con i mitra spianati.
Vengono portati via i sacchi con gli stipendi e le tredicesime dei dipendenti
pubblici, il colpo frutta ventimilioni di lire, circa seicentomila euro di
oggi.
Cosi Alfio Caruso nel suo libro edito da Longanesi
descrive un periodo che vogliamo dimenticare e che ci ha portato ad avere lo
Statuto Speciale.
Sembrano fatti remoti che non ci appartengono eppure
anche Ucria ne è stata protagonista, incendiando il comune e mettendo a
soqquadro tutto quello che rappresentava lo Stato.
Colpevoli o meritevoli? Come tutte le cose è difficile
esprimere un giudizio ma la nostra miseria culturale ed economica non aveva
limiti e noi per destinazione inabili, abbiamo alzato la testa, ma ci siamo
dimenticati che cambiavamo soltanto padrone.
Ogni altra affermazione è pretestuosa e di parte, ma non
si possono dimenticare fatti che hanno contraddistinto la nostra storia per
quello che riguarda la conquista dei diritti umani, che sono elemento
essenziale di ogni civiltà e di ogni centro abitato, che non può fare a meno di
guardare indietro per anelare alla voce della speranza e di quel rinnovamento
che rincorriamo sempre senza mai raggiungerlo.
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