UCRIESI E CEMENTO, UNA LUNGA STORIA D’AMORE
- Salvatore Lo Presti –
Scrivo
questo pezzo, perfettamente cosciente che determinate persone non lo
condivideranno, o, nel migliore/peggiore... Lo scrivo perché da qualche tempo
si è andato accrescendo in me un profondo sentimento di sdegno nei confronti di
quello che si è fatto e che si sta continuando a fare nel nostro Centro
Storico, in barba a qualsivoglia senso di giustizia e di bellezza, e con il
beneplacito di tutte le varie Personalità Giuridiche presenti nelle diverse
fasi storiche nel nostro territorio. Un
Centro Storico che dovrebbe avere, per la sua storia, sembianze medievali,
invece, sta sempre di più diventando un concentrato di isolati senza nessuna
identità.
In
molti punti l’unica cosa che mi fa dire che siamo all’interno del Centro
Storico è la Zonizzazione
del PRG e nient’altro, vista la continua presenza del cemento come materiale
utilizzato nei diversi lavori edili che si sono svolti negli ultimi 50-60 anni.
Cemento che viene utilizzato così in tanti modi, che non mi sorprenderebbe
sapere che gli autori di questi lavori la mattina ci facciano colazione o il
pomeriggio merenda, al posto del cappuccino e dello yogurt.
Prima
di elencare ciò che si è fatto, ma che non si doveva fare, voglio chiarire e spiegare
alcuni aspetti su cosa per me (e non solo per me) rappresenti il Centro Storico e un minimo di
informazione sul materiale prediletto dei muratori ucriesi, ovvero il cemento nelle sue diverse forme.
Dal
punto di vista normativo, all’interno del P.R.G.,
il Centro Storico (secondo il D.M. n.
1444/68) è individuato nella Zona Territoriale Omogenea di tipo A
che viene definita come: “le parti di
territorio interessate da agglomerati urbani che rivestono carattere storico,
artistico o di particolare pregio ambientale o da porzioni di essi, comprese le
aree circostanti che possono considerarsi parte integrante, per tali
caratteristiche, degli agglomerati stessi”.
Due
definizioni di Centro Storico che racchiudono in esse molto di quello che io
penso sui centri storici sono:
-
“Il Centro Storico è quella parte di agglomerato
urbano inteso quale forma e contenuto di un luogo caratterizzato
da una spiccata identità”
-
“Il Centro Storico è un LUOGO ABITATO le cui caratteristiche sono segnate dal fatto di distinguersi
dal resto dell’agglomerato urbano per avere caratteri di individualità storica
tali da rappresentare un unicum,
esemplare cioè di una particolarità che esprime una valenza culturale”
Passo
adesso a elencare alcune informazioni sul cemento, sulle sue proprietà e sulle
sue modalità di utilizzo tipico.
Partiamo
dal presupposto che per cemento si intende quel particolare legante idraulico che miscelato ad
altri additivi, aggregati e/o inerti varia le sue caratteristiche
fisico-meccaniche in base all’utilizzo per il quale deve essere utilizzato. In
maniera sintetica, dal cemento si ottiene:
-
la pasta cementizia (o boiacca) che si ottiene
con la sola idratazione del cemento;
-
la malta di cemento che si ottiene quando
alla pasta cementizia viene miscelato un aggregato fine (generalmente sabbia);
-
il calcestruzzo, che si ottiene
aggiungendo alla malta di cemento aggregati e inerti di diverse dimensione
(ghiaietto, ghiaia).
Dal
punto di vista chimico, il cemento (Cemento
Portland) è costituito principalmente da quattro componenti fondamentali,
che sono: Silicato tricalcico (3CaO
SiO 2), Silicato
bicalcico (2CaO SiO 2), Alluminato tricalcico (3CaO
Al 2O3) e Allumino ferrite tetracalcica (4CaO Al 2O3
Fe2O3). Queste componenti vengono dosati
opportunamente per produrre i diversi tipi di cemento.
L’utilizzo
principale che però oggi se ne fa è quello inerente al calcestruzzo, per
formare il Calcestruzzo Armato (dai
più chiamato erroneamente, anche in molti libri, Cemento Armato), che venne
brevettato dall’ingegnere francese Francois
Hennebique nel 1892.
In
generale ci sono cinque tipi di cemento:
-
Il tipo I è quello normale per uso
generale;
-
Il tipo II è un cemento utilizzato dove si
prevede un moderato attacco da solfati (come ad esempio nelle strutture di
drenaggio);
-
Il tipo III è un cemento a rapito
indurimento che sviluppa precocemente
una elevata resistenza meccanica (utilizzato nel caso una struttura debba
essere messa in esercizio velocemente e quindi i casseri devono essere rimossi
velocemente);
-
Il tipo IV è un cemento a basso calore di
idratazione (utilizzato ad esempio nelle costruzioni di dighe dove il calore di
idratazione del cemento è un fattore critico);
-
Il tipo V è un cemento resistente ai
solfati (presenti dove c’è uno smog elevato, o in contesti marittimi).
Dopo
aver definito cosa per me rappresentano i centri storici e alcune proprietà
sull’amato materiale dei muratori ucriesi, passo a esporre la mia tesi sul
perché l’utilizzo di questo fantastico (perché di se e per se il materiale non
ha niente che non vada, anzi è stata un’innovazione veramente straordinaria)
materiale sia dannoso in contesti storici e sul perché ciò invece sia avvenuto
e ancora avvenga, e farò alcuni esempi di come ciò è stato fatto all’interno
del nostro centro storico, criticando questi interventi, spero in maniera
chiara.
Dal
punto di vista strutturale dell’edificio, mi è capitato di vedere nel nostro
paese (ma ovviamente non solo, è pratica assai diffusa) alcune sopraelevazioni ovviamente realizzate con
struttura in calcestruzzo armato, bene, questa tipologia di intervento, seppure
largamente diffusa, non tiene conto di un oggettivo danno che si potrebbe creare
alla parte sottostante in muratura
portante, poiché quest’ultima basa la sua efficacia meccanica, il suo
comportamento sul fatto di avere un funzionamento di tipo statico, infatti il
loro comportamento si basa sull’ottima resistenza che le murature hanno allo
sforzo di compressione (le strutture in muratura hanno una resistenza a
trazione veramente bassa), mentre le strutture
in calcestruzzo armato sono strutture che, avendo al loro interno
dell’acciaio, oltre ad avere anch’esse un’ottima resistenza a compressione
hanno anche una capacità maggiore di resistere a sforzi di trazione. Il
problema lo si ha o lo si potrebbe avere in presenza di sismi, poiché, il comportamento dissonante delle 2 tipologie
di strutture, rigido per la struttura in muratura ed elastico per quella in
calcestruzzo armato potrebbe creare delle lesioni e quindi dei danni alla prima
poiché nei punti di connessione tra le 2 strutture si vengono a creare degli
stati tensionali che la muratura potrebbe non essere in grado di assorbire.
Un
altro utilizzo che viene fatto spesso nel nostro centro storico è quello di
utilizzare il cemento per interventi di consolidamento
o di rifacimento dell’intonaco delle facciate. E’ risaputo che le malte cementizie sono le malte che
maggiormente vengono sconsigliate in
caso di rifacimento di intonaci o consolidamento di facciate, poiché creano una barriera poco traspirante,
cosa invece molto importante per il benessere abitativo degli immobili (ma
forse ad Ucria questi muratori oltre ad amare particolarmente il cemento molto
probabilmente non sanno nemmeno che esistono
altri leganti diversi dal cemento, e quindi anche diversi intonaci e
consolidanti).
L’ultimo aspetto di cui voglio parlare (ma non ultimo come importanza, anzi per
la mia personalissima opinione, questo aspetto in un contesto storico è il più
importante), è quello relativo all’istanza
estetico-storica. Infatti, nonostante i problemi che ho illustrato sin’ora
possano essere evitati da un’attenta progettazione degli interventi da parte di
un tecnico (cosa che quasi mai viene fatta, la maggior parte degli interventi
vengono quasi sempre fatti dalla geniale mano dei nostri amici muratori, gli
amanti del calcestruzzo armato insomma), l’inserimento
e l’utilizzo del cemento all’interno del nostro centro storico (ma più in
generale in quasi tutti i centri storici d’Italia) crea maggiormente danno poiché distrugge e stravolge quella che è
l’identità del nostro centro storico. Identità che si è andata formando nel
corso dei secoli e che i nostri amici muratori, (in alcuni casi con l’aiuto
di qualche amico progettista anch’esso amante delle strutture in calcestruzzo
armato) con l’utilizzo di questo materiale hanno distrutto e stanno continuando
a distruggere giorno per giorno, infatti secondo la mia personale opinione, e
visto e considerato quello che c’era in confronto di quello che è rimasto ad
Ucria, da ora in poi una politica nel centro storico che preveda una
conservazione di quello che è rimasto non è più sufficiente, secondo la mia
personalissima opinione, quello che bisognerebbe fare oggi per il futuro è
quello di intervenire ricostruendo le parti di centro storico che sono state
modificate, attuando dove possibile attraverso fonti documentate la
ricostruzione com’era dov’era e, dove ciò non è possibile, per mancanza di
prove attuare interventi di restauro stilistico per riportare il nostro paese
quantomeno ad una condizione dignitosa.
Voglio
finire questo mio articolo con una frase presa da un libro che ho letto con
piacere e con una serie di immagini che spero possano aprire la mente a coloro
che non hanno mai pensato a quanto da me trattato, e, che qualche nostro amico
muratore amante del cemento, leggendo questo mio articolo possa rimanere
turbato e avere qualche senso di colpa almeno quando fa colazione e/o merenda.
“In
un inflessibile paesaggio la terra non è perdonata, il cemento invece si
estende come una piaga.
Al
Gattopardo si sostituisce un nuovo ruggito di macchine che preparano il
materiale per il crimine del paesaggio. La forma della Sicilia è ora modellata
in cemento. In una mappa di immagini le forme sono fissate e ordine è dato al
flusso di caos, in ogni dove la terra reca il peso dell'impatto dell'uomo ed
essa è schiacciata sotto questa forza.
La
mappa è uno specchio, mostrando alla Sicilia un volto che non può più vedere
attraverso occhi cementificati”.
Sam Laughlin