UN UOMO E UN ESEMPIO: SAN RANIERI.
- Valentina Faranda -
Giorno 17 giugno si è celebrata la ricorrenza di
San Ranieri, patrono della città e dell’arcidiocesi di Pisa.
Nato dalla famiglia dalla borghese famiglia degli
Scacceri nel 1116, trascorse la sua gioventù nell’agiatezza fino a quando,
accogliendo il richiamo dell’eremita corso Alberto, cambiò vita. Si convertì al
cattolicesimo, distribuì tutti i suoi averi ai poveri. Indossata la veste del
penitente consegnata a tutti i pellegrini che si recavano al monte Calvario, la
pilurica, trascorse un lungo periodo presso gli eremiti in Terra Santa, dove
compì numerosi miracoli. Ritornò a Pisa nel 1154 e si ritirò a nel monastero di
San Vito dove morì il 17 giugno del 1160.
Laico, come numerosi santi di quel secolo, Ranieri
è ricordato dai pisani anche per l'abitudine di donare a chi gli si rivolgeva
pane e acqua benedetti. Per tale ragione il canonico Benincasa, autore di una
vita del santo, lo chiamava "San Ranieri dall'Acqua".
San Ranieri è oggi considerato un esempio di
cristianità, penitenza e preghiera, di attenzione ai poveri.
Rilassatevi e respirate perché non vi sto chiedendo
di diventare santi o di comportarvi come se lo foste. Per me, che ho un
rapporto strano con la chiesa e soprattutto una visione della cristianità molto
personale, la sola idea di scrivere qualcosa su un santo e di parlare di
religione o di chiesa e di condividerla è stata, all’inizio, un qualcosa di
estremamente difficile. Poi ho capito che questo non vuole essere un articolo
su come dobbiamo comportarci bene, non è un articolo su una sola persona che la
Chiesa ha santificato né una predica su come dobbiamo essere dei buoni
cristiani e non peccare. Non spetta a me fare un discorso di questo tipo.
William Golding, lo scrittore de Il Signore delle mosche, partiva da
un’idea negativa sull’uomo, sosteneva che l’uomo ha un male dentro che solo le
regole della società civile controllano. In sostanza se prendi un individuo e
lo allontani dalla società civile a poco a poco questo si trasformerà in
mostro. In realtà la cronaca di ogni giorno ci dice che non abbiamo bisogno di
allontanarci dalla nostra realtà per comportarci da mostri. Ma nonostante
quello che siamo abituati a sentire, non posso arrendermi a questa verità forse
perché sono incapace di vedere il mondo per come è davvero o forse solo perché
sarebbe troppo triste.
Da qualche altra parte ho sentito dire che dentro
l’uomo esistono due lupi, uno che si nutre di rabbia, invidia e orgoglio,
l’altro di sincerità, gentilezza e rispetto altrui. Nello scontro tra i due non
vince il più forte, perché nessuno è più forte dell’altro. Vince chi scegliamo
di nutrire.
San Ranieri è la prova che siamo noi a scegliere
cosa essere per gli altri e per noi stessi. Siamo noi a scegliere quale lupo
nutrire. Che siamo capaci di bene se scegliamo di farlo.
Ma San Ranieri è solo un santo e la sua vita è
simile a quella di molti altri santi che noi nemmeno conosciamo o di cui
abbiamo sentito parlare ma di cui non ci importa perché sono troppo distanti da
noi nel tempo. Alcuni nemmeno li consideriamo perché il loro esempio è
difficile da seguire. Chi sceglierebbe di sacrificare il proprio benessere per
seguire un sentiero difficile, pericoloso e che sembra non portare a nulla? Nessuno.
Non è il solo sacrificio che voglio mettere in
evidenza. San Ranieri per me è un monito perché ha creduto fortemente in
qualcosa. Ha dedicato la sua vita a questo qualcosa. Ha scelto di seguire Dio,
ha scelto di rinunciare all’agiatezza per dare ai poveri perché questo è quello
che era. Ha scelto di cambiare la propria vita perché forse quella che stava
vivendo non era la sua. Si parla tanto di sacrificio quando parliamo di santi.
Sicuramente questi uomini non hanno avuto vite facili, ma nessuno parla mai del
fatto che la loro è una scelta. Dietro tutta la loro sofferenza c’è una scelta.
La scelta di seguire ciò in cui credevano. La scelta di nutrire un lupo
piuttosto che un altro. In tutte quelle persone che si battono ogni giorno per
ciò in cui credono c’è un po’ di San Ranieri. In tutte quelle che preferiscono
lasciar correre piuttosto che serbare rancore. In tutte quelle che usano le
mani per stringerle agli altri piuttosto che per sorreggere fucili. In tutti
quelli che chiedono scusa piuttosto che non rivolgersi più la parola.
In tutte quelle persone come il ragazzo di cui
questo gruppo porta il nome c’è un po’ di San Ranieri. Un ragazzo che io non
conoscevo ma che sto imparando a conoscere dal racconto e dagli sguardi delle
persone che l’hanno conosciuto. Il viso di quelli che gli sono stati accanto e
l’hanno amato si illumina quando ne parlano.
Gandhi diceva “sii tu il cambiamento che vuoi
vedere nel mondo”. Tutti uomini che sono diventati grandi, alcuni per il mondo
intero, altri per chi li ha conosciuti e per altri che, come me, imparano dal
loro ricordo. Tutti uomini che hanno vissuto nella certezza che ogni singolo
uomo, nel suo piccolo, può rendere il mondo nel modo in cui lo vede. Non è
un’utopia. Perché il mondo non è altro che una miscela di sentimenti e un
pizzico di natura. Siamo noi uomini a scegliere con quali sentimenti lavorare.
In conclusione ripeto che il mio non è un invito a
fare del bene. Non sono nessuno per dire come comportarci. Non è per questo che
ho scritto. Questo articolo era una semplice riflessione che ho voluto
condividere con voi.
Alla prossima.
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