L’ANGOSCIANTE NOSTRA FRAGILITÀ –
L’ARCHITETTURA DEL RIUSO E DEI FIORI
- Achille Baratta –
Noi siamo quello in cui
crediamo e in cui ci dibattiamo con spirito di servizio;
perché il domani si coniughi col passato e diventi il futuro dei nostri figli e
dei nostri nipoti. Il movimento culturale per il riuso architettonico ora è
diventato una spinta per l'economia.
I recenti fatti
tellurici che si sono manifestati nel cuore
produttivo del nostro Paese ne sollecitano l'attualità e stessa responsabilità
di chi opera sia nel pubblico che nel privato.
Presento uno scritto che tratta questo tema architettonico che ha
come scopo la divulgazione anche nelle scuole e nello spirito di servizio che
ci contraddistingue nel nostro operato a servizio della collettività.
Il libretto è
sintetico, è scritto da due donne, una architetto e una ingegnere ed è
presentato da un padre vecchio sostenitore del riuso.
Quale migliore
occasione per coniugare lo spirito di amicizia che ci lega?
Andare
oltre la parola è un dovere e con questa mia proposta concreta aderisco
all'iniziativa che porterà certamente ad interessanti risvolti con una spesa
minima per riparlare della Fiera di Messina. Sono questi i concetti fondanti
del nuovo credere, del nuovo agire, sono sicuro che questa mia iniziativa che
non grava sul bilancio dell'Ente ma che ne aumenta il prestigio e il peso culturale,
guardando da un nuovo punto d’osservazione che ne cambia la prospettiva.
Tutto questo mi connota come un classico-contemporaneo tendente
alla rivoluzione culturale per un'architettura fuori dagli schemi che diventa
quasi poesia.
Tutto questo mi fa piacere, perché significa che il mio lavoro può
continuare ad avere un senso anche per le altro generazioni. La poesia deve
cercare le costanti eterne al di là delle contingenze, ma per riuscirvi non
deve lasciarsi scoraggiare. Ci sono opere molto importanti, ad esempio quelle
di Bilbao, che però si lasciano travolgere dal non senso del mondo.
L'essere umano non è
fatto per morire sul posto come i personaggi di Moliere. Per questo, dobbiamo
sempre conservare e trasmettere il principio della speranza che è il cuore
della vita.
La poesia è la speranza nel linguaggio, l'architettura. In
speranza del fare o del rifare perché è un ricamo o una sinfonia e non può
avere altri connotati.
Tutto questo nella piena convinzione che la vera architettura
poetica è il contrario della solitudine, proprio perché mira a rendere più
intenso il rapporto con solitario, rinchiudendosi nella propria differenza,
finisce non sopportare più gli altri.
La vicinanza di altri è invece sempre benefica alla poesia. Certo è io ne ho beneficiato tutta la vita.
Come dell'amicizia e la lealtà di cordata.
L'architetto, il poeta,
il professionista che non scrive e quindi non divulga il suo pensiero, ha un
percorso professionale monco e non lascia eredi.
Questa
è l’introduzione al libretto edito al 2013, che continua con altre riflessioni
e un breve riferimento alle precedenti edizioni che erano rivolte in modo
specifico all’abbattimento delle barriere architettoniche e anche di quelle
culturali e in particolare si è scritto sull’accessibilità del territorio.
L’accessibilità
del territorio e dello spazio costruito oggi si coniuga con la sicurezza e
diventa la rappresentazione di un problema sociale che coniuga diverse
problematiche che distinguono e fanno la differenza nel cammino verso la
civiltà anche in tempo di crisi. Il D.P.R. del 27 luglio 1996 n. 503 (G.U. 303
del 28/12) cambia e amplia il concetto di barriere architettoniche.
Abituarsi
al riuso integrandolo in alcuni settori ed armonizzando, dopo oltre 30 anni di
ombre in materia, le prescrizioni ed i criteri progettuali per la
realizzazione di edifici e spazi di proprietà pubblica e privata. Viene
accentuato il ruolo delle scelte strategiche effettuate al livello di Pianificazione
Urbanistica e del settore dei Trasporti, per la determinazione di un
territorio "accessibile" costituito da un'ossatura portante di
servizi pubblici raggiungibili e fruibili da parte di chiunque.
Non
è più possibile dimenticare un patrimonio architettonico facendolo distruggere
dalla mancata redditività. La valutazione dei rischi negli ambienti lavorativi,
prevista dal D.Lgs. 626/94 ed in particolare del rischio incendio, richiede
di effettuare concretamente questo raccordo al fine di individuare misure
preventive, protettive e gestionali coerenti con le caratteristiche ed esigenze
dei soggetti particolarmente esposti (lavoratori, personale esterno e pubblico)
che presentano ridotte o impedite capacità moto rie
o sensoriali in forma temporanea o permanente lì volume si rivolge ad una
pluralità di operatori progettisti, studi tecnici, consulenti, datori di
lavoro, responsabili del servizio di prevenzione e protezione aziendali, ma
soprattutto alla riqualificazione ambientale può essere più un fatto transitorio.
Questo libretto
divulgativo si rivolge alla pluralità politica, agli operatori, ai datori di
lavoro, ai responsabili dei servizi pubblici, a privati, ma soprattutto alla
gente comune che va informata e quindi messa in grado di partecipare. L'informazione come dovere di servizio, come dovere professionale
e culturale per crescere ulteriormente nel difficile cammino del progresso e
della comunità.
E poi ancor di più una riflessione sulla nostra fragilità che non può solo
angosciarci ma va prevenuta e coniugata con la sicurezza e al rilancio
economico permanente,
Il termine "barriere architettoniche", entrato nella normativa
italiana e nel linguaggio corrente, deriva dall’espressione inglese "architectural barriers",
rappresenta tutti gli ostacoli materiali presenti nello spazio urbano ed
edilizio che non permettono l'agibilità alle persone fisicamente svantaggiate.
Un
breve accenno anche al danno erariale che occorre rivedere e condurlo al mancato diritto di godere di un
edificio pubblico conservandolo e mantenendolo in efficienza.
L’abusiva
non può essere soltanto l’edificazione selvaggia e la cementificazione che per
fortuna non si rivolge solo alla sicurezza ma anche all’abbandono, non si può
abbandonare un tesoro senza una giustificazione motivata e approvata anche da
tutte le istituzioni che di fatto per legge approvano solo l’edificazione.
Bisogna
certamente guardare al riuso per evitare che i nostri centri storici diventino
i centri dell’abbandono e dell’incuria.
Tutto questo è frutto
di una filosofia progettuale che è il vero credo di un professionista delle
piccole cose che guarda con distacco agli interventi degli ArchiStar che sono la personificazione del grande, che invade e ci
confonde solo per lucrare e trasformare il progetto in un elemento
pubblicitario che suscita meraviglia in un mondo occidentale che dimentica il
problema della fame del mondo.
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