martedì 23 dicembre 2014

INFORMAZIONI UTILI - MESE DI DICEMBRE 2014

INFORMAZIONI UTILI:

v  GRUPPO CULTURALE UCRIESE “RANIERI NICOLAI” COL PATROCINIO DEL COMUNE DI UCRIA (ME) ORGANIZZA “PRESEPI ARTISTICI”



* GIORNO 22 DICEMBRE 2014 SALA CONSILIARE ALLE ORE 10.30 INAUGURAZIONE;
* GIORNO 24 DICEMBRE 2014 ALLE ORE 22.30 NELLA PIAZZA PADRE BERNARDINO E NEI SUGGESTIVI VICOLI DEL CENTRO STORICO SI SVOLGERA’ IL PRESEPE VIVENTE.
SIETE TUTTI INVITATI A VISITARE E A PARTECIPARE
Per info: cell. 3407863922 - e-mail: gruppoculturaleranieri.nicolai@gmail.com
** Natale con noi **
 "DONA ANCHE TU UN OMBRELLO COLORATO E UNA PIANTA".
Lo scopo è quello di abbellire una o più vie del paese al fine di rendere più gioviale la nostra piccola, amata comunità.
Per ulteriori informazioni è possibile rivolgersi: Attilio Faranda, Anna CasellaSonia Calamunci, Sofia Fiocco.
**UN’IDEA ENTUSIASMANTE, PER DARE COLORE E VITA ALLE VIE DEL CENTRO STORICO UCRIESE**



v  Mercatino Natalizio a Km 0: troverete nelle piazze ucriesi artigiani, hobbisti ed alimentari organizzato da “Nebrodi ospitalità diffusa”.
Credo sia un’ottima opportunità di rilancio dell’economia del paese di Ucria. 
ATTIVIAMOCI!!


v  Incontri Albergo Diffuso Nebrodi. Ecco alcuni link utili:
Chiunque voglia partecipare all’iniziativa si informi nella sede comunale, entro il 31 dicembre 2014.
TENIAMOCI INFORMATI!

v  Nella Chiesa di Maria Vergine, in piazza P. Bernardino, tutte le domeniche restauro a porte aperte della tela della Madonna del Monte del Carmelo.
Grazie al contributo della comunità ucriese e dei “nostri” emigrati in Australia, i lavori si stanno svolgendo dalla restauratrice Maria Grazia Murabito.
“PRENDIAMOCI CURA DEI NOSTRI MONUMENTI”.



I NOSTRI SPONSOR


lunedì 22 dicembre 2014

Giornalino Mensile Dicembre 2014


C O S A F A R E…………..in caso di neve e gelo - Rangers Internetional Delegazione Ucria


C O S  A   F A R E…………..in caso di neve e gelo
P r i m a
-        Informati sull’evoluzione della situazione meteo, ascoltando i telegiornali o i radiogiornali locali;
-        Procurati l’attrezzatura necessaria contro neve e gelo o verificane lo stato: pala e scorte di sale sono strumenti indispensabili per la tua abitazione o per il tuo esercizio commerciale;
-        Presta attenzione alla tua auto che, in inverno più che mai, deve essere pronta per affrontare neve e ghiaccio;
-        Monta pneumatici da neve, consigliabili per chi viaggia d’inverno in zone con basse temperature, oppure porta a bordo catene da neve, preferibilmente a montaggio rapido;
-        Fai qualche prova di montaggio delle catene: meglio imparare ad usarle prima, piuttosto che trovarsi in difficoltà sotto una fitta nevicata;
-        Controlla che ci sia il liquido antigelo nell’acqua del radiatore;
-        Verifica lo stato della batteria e l’efficienza delle spazzole dei tergicristalli;
-        Non dimenticare di tenere in auto i cavi per l’accensione forzata, pinze, torcia e guanti da lavoro.
D u r a n t e
-        Verifica la capacità di carico della copertura del tuo stabile (casa, capannone o altra struttura). L’accumulo di neve e ghiaccio sul tetto potrebbe provocare crolli;
-        Preoccupati di togliere la neve dal tuo accesso privato o dal tuo passo carraio. Non buttarla in strada, potresti intralciare il lavoro dei mezzi spazzaneve;
-        Se puoi, evita di utilizzare l’auto quando nevica e, se possibile, lasciala in garage. Riducendo il traffico e il numero di mezzi in sosta su strade e aree pubbliche, agevolerai molto le operazioni di sgombero neve.
Se sei costretto a prendere l’auto segui queste piccole regole di buon senso:
-        Libera interamente l’auto e non solo i finestrini dalla neve;
-        Tieni accese le luci per renderti più visibile sulla strada;
-        Mantieni una velocità ridotta, usando marce basse per evitare il più possibile le frenate. Prediligi, piuttosto, l’utilizzo del freno motore;
-        Evita manovre brusche e sterzate improvvise;
-        Accelera dolcemente e aumenta la distanza di sicurezza dal veicolo che ti precede;
-        Ricorda che in salita è essenziale procedere senza mai arrestarsi. Una volta fermi è difficile ripartire e la sosta forzata della tua auto può intralciare il transito degli altri veicoli;
-        Parcheggia correttamente la tua auto in maniera che non ostacoli il lavori dei mezzi sgombra neve;
-        Presta particolare attenzione ai lastroni di neve che, soprattutto nella fase di disgelo, si possono staccare dai tetti;
-        Non utilizzare mezzi di trasporto a due ruote.
D o p o
-        Ricorda che, dopo la nevicata, è possibile la formazione di ghiaccio sia sulle strade che sui marciapiedi. Presta quindi attenzione al fondo stradale, guidando con particolare prudenza;

-        Se ti sposti a piedi scegli con cura le tue scarpe per evitare cadute e scivoloni e muoviti con cautela.

UCRIA (ME) È IL PRIMO COMUNE DELLA PROVINCIA DI MESSINA AD ESPORRE IL PANE TIPICO NEL “MUSEO DEL PANE RITUALE” DI SALEMI (TP). - Maria Scalisi -



Circa un anno fa, mi è stato richiesto di fare una piccola ricerca riguardante il pane, ed essendo nipote di “Mastro fornaro” e dei “mulinari”, non potevo che accogliere l’idea.
L’iniziativa culturale parte grazie a Gaspare Cammarata, direttore del “MUSEO DEL PANE RITUALE” di Salemi (TP). Nella sua ricerca di pane votivo - rituale e pane tradizionale, proveniente da tutte le provincie della Sicilia, cerca contatti anche nella provincia di Messina … e mi contatta.
 Mio nonno, Salvatore Russo, panettiere ad Ucria negli anni ‘60, mi ha aiutato tanto nella ricerca e grazie anche alla collaborazione del maestro Filippo Marzullo e della moglie Giuseppina Ferro, si ottengono preziose notizie riguardanti le varie preparazioni utilizzate per ottenere le diverse tipologie e forme di pane consumate, prevalentemente, nei periodi di festa:
- “A GUASTEDDA”, preparata nel periodo natalizio, dalle dimensioni molto più grandi rispetto alla solita pagnotta e con la caratteristica di essere decorata con nocciole.
- “A SCALETTA”, prezioso pane che veniva donato ai bambini durante il periodo natalizio. Particolare la lavorazione intrecciata e la caratteristica forma di scala. Anch’esso contornato di nocciole.
- “A CUDDURA”, tipica del periodo pasquale. Era consuetudine intrecciare la pasta di pane con all’interno uova sode.
- “U MINNU”, non era altro che la pasta non lievita rimasta nel fondo della "majdda"  (recipiente di legno utilizzato, in passato, per impastare il pane), detto “lisu”, il quale si raccoglieva e si cucinava per non buttare proprio niente.
Ringraziamo, la collaborazione dei due forni a legna di Ucria (Me): “TRE SPIGHE” di Biundo Vincenza e “ANTICHI SAPORI” di Verdura Giuseppe, i quali si dedicano sapientemente alla valorizzazione ed alla  produzione del pane utilizzando ancora le ricette tradizionali, rendendolo così unico ed inimitabile.

Si racconta...
(Russo Salvatore, il maestro Marzullo Filippo, Giuseppina Ferro).
La preparazione del pane era lunga e laboriosa e spesso richiedeva la collaborazione di tutta la famiglia, per cui il pane di casa si faceva solo un paio di volte alla settimana e veniva conservato per vari giorni spesso avvolto in panni che ne mantenevano la fragranza e la morbidezza.
Ogni volta che si faceva il pane, si faceva “u ripiggliaturi”, un impasto di farina e aceto o si conservava un panetto di impasto crudo dell’infornata precedente, che conservato dentro un recipiente di terracotta o vetro, la sera prima di quando si doveva panificare nuovamente, si impastava quel panetto ormai fermentato e quasi asciutto con farina ed acqua tiepida e lo si metteva in un luogo ben riparato: era “levutu” (lievito naturale) e l’indomani sarebbe stato pronto per lievitare tutto il pane.
Per prima cosa si pesava la farina che veniva “cirnuta” (setacciata con un “crivu di sita” setaccio molto sottile) e poi veniva messa sullo “scanaturi” a formare una piccola montagna. A questo punto si procedeva all’impasto, veniva fatto un cratere al centro della montagnetta in cui veniva adagiato il “levutu” preparato la sera prima, poi si cominciava ad aggiungere acqua, cercando di sciogliere  “u levutu” fino a ridurlo in poltiglia, pian piano, cercando di non far fuoriuscire il liquido contenuto nel cratere, si andava aggiungendo la farina, quando il liquido terminava si versava dell’altra acqua tiepida fino ad imbibire tutta la farina ed ottenere un impasto abbastanza solido, che, la più forzuta della famiglia, cominciava a “scanari”, cioè a lavorare, girandolo e ripiegandolo sullo scanaturi fino ad ottenere un impasto liscio ed elastico. 
La pasta per il pane era pronta e bisognava prenderne un pezzettino per volta e farne pani di diverse forme e dimensioni, ma il primo pezzo veniva conservato come lievito per la prossima panificazione.
Le forme di pane più comuni erano: “u minnu”, “u minnittu”, “a guastedda”, a “cuddura”.
I tipici forni siciliani avevano generalmente forma di un emisfero, con un’apertura a semicerchio, erano costruiti con mattoni compatti di terracotta e murati con gesso, chiudendosi da “a vucca du furnu”, elemento perlopiù in pietra arenaria, e chiusi da una porta in lamiera detta “ciappa”.
Prima di riscaldare il forno per cuocervi il pane, i forni venivano ripuliti con vecchie scope di frasche o di “cimarra”, poiché il pane sarebbe stato poggiato direttamente sui mattoni. 
Gli addetti al forno preparavano la legna (fascine di rami ben secchi e anche pezzi di legna da ardere).
Poi si cominciava ad accendere il fuoco: dentro il forno si preparava una vera e propria impalcatura di legna da ardere a partire dai rami secchi più sottili, il fuoco si propagava facilmente fino a consumare tutto il combustibile, allora il forno veniva liberato dalla cenere con delle scope bagnate e quando era ben pulito, veniva riempito nuovamente di combustibile ed alimentato continuamente fino a quando le sue pareti non diventassero bianche.
A questo punto il forno veniva pulito definitivamente ed era pronto per accogliere il pane, operazione da fare in tutta fretta per non disperdere troppo calore.
Con un coltello ben appuntito, venivano ripresi i disegni che vi erano stati fatti, soprattutto quello centrale (“signatura” ) per permettere al pane di aprirsi durante la cottura, poi veniva deposto sullo scanaturi o su una “maidda”(asse con delle sponde) e portato in prossimità del forno. Qui, ad uno ad uno, i pani venivano deposti su una pala di legno ed adagiati sul pavimento del forno, i più grandi in fondo, i panini, vicini all’apertura, avendo cura di distanziarli tra loro e dalle pareti del forno per dar loro lo spazio di gonfiare senza “ncugnarsi” (attaccarsi gli uni agli altri). 
Finita questa operazione il forno veniva chiuso in gran fretta e la “balata” veniva sigillata con un impasto di cenere ed acqua perché non si disperdesse il calore. Dopo almeno una ventina di minuti, si socchiudeva la balata e si controllava la cottura: se non c’erano problemi, si risigillava, e, controllando di tanto in tanto si attendeva la cottura completa; se i panini piccoli situati appositamente vicino all’uscita erano già cotti si tiravano fuori in tutta fretta e si lasciava cuocere il resto della fornata.
Alla fine le pagnotte venivano sfornate (sempre con la pala) e adagiate in ceste o sull’asse e messe sul tavolo a intiepidirsi.
IL MUSEO DEL PANE RITUALE si trova nel centro storico di Salemi, ospitato all’interno di un palazzo e vi si accede attraverso un cortile con due archi di pietra Campanedda.
Il Percorso espositivo del Museo del Pane Rituale comprende tre sezioni: Pani della tradizione salemitana, pani regionali  e pani  esteri. 
Nella sezione PANI DELLA TRADIZIONE SALEMITANA, oltre alla famosissima Cena di San Giuseppe, si possono ammirare  i pani di Sant’Antonio Abate, San Biagio, San Francesco di Paola, Sant’Antonio da Padova,  San Nicola Da Tolentino, Santa Elisabetta D’Ungheria  ed inoltre “U Peri di Voi” , “ u Carcocciulu”, “ u Pani di Morti o Manuzzi” , “ u Cannatuni” , “ i Mustazzola”, e “ i Cannalicchi”. Molto particolari sono i pani che si preparano nel quartiere Arabo del Rabato in occasione della festa di San Biagio “i Cudduredda di San ‘mBrasi”  che rappresentano la gola e piccolissime forme di pane azzimo che ricordano un’invasione di cavallette  che nel 1542 stavano distruggendo le messi  e scacciate per intercessione del Santo  “Cavadduzzi”  
Numerosi Pani artistici sono presenti anche nella sezione PANE DELLA TRADIZIONE REGIONALE, tra i quali figurano: i Pani di San Giuseppe di : Santa Croce Camerina, Santa Margherita Belice, Castelvetrano, Chiusa Sclafani, Camporeale, Alcamo, Palazzo Adriano, Partanna, Avola, Prizzi, Mazara del Vallo c/da Costiera e Poggioreale. Inoltre  “ i Cucciddati ‘nCarrozza” di Vita e Calata fimi, “a ‘nFasciatedda” di Buccheri, “U Pupu di San Caloiru” Paesi della provincia di Agrigento, il Pane di Sant’Alessandro di Barrafranca, i Pani di San Nicola di Mezzojuso e Contessa Entellina.
La terza sezione del Museo PANI DELLA TRDIZIONE ESTERA non è ancora fruibile per lavori di restauro dell’edificio.
Oltre alle sale espositive è presente un LABORATORIO DIDATTICO un vero e proprio workshop  dove si potranno apprendere le tecniche artigianale della lavorazione dei pani.











Informazioni utili a cura del PATRONATO EPAS / C.A.F. ITALIA




Assegnate le risorse per gli ammortizzatori sociali in deroga


Assegnate le risorse finanziarie alle Regioni ed alle Province Autonome, per la concessione o la proroga, in deroga alla vigente normativa, dei trattamenti di cassa integrazione guadagni, ordinaria e/o straordinaria e di mobilità. È stato stabilito, con decreto n. 86486 del 4 dicembre 2014, dal Ministero del Lavoro di concerto con il Ministero dell’Economia.

L’INPS riapre i termini per l’opzione donna


Le donne che desiderano optare per il calcolo della pensione interamente col sistema contributivo, potranno ancora presentare apposita domanda all’Istituto previdenziale. Lo afferma l’Inps con messaggio n.9304/2014. A seguito dell’emergere di ulteriori perplessità in merito alla portata della norma l’Istituto ha recentemente sottoposto al vaglio del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali alcuni aspetti operativi circa i termini di accesso alla pensione di anzianità del predetto regime sperimentale. In attesa di conoscere gli esiti delle valutazioni che il predetto Dicastero vorrà rendere noti, l’Istituto previdenziale ha voluto precisare che eventuali domande di pensione di anzianità in regime sperimentale presentate dalle lavoratrici che perfezionano i requisiti anagrafici e contributivi entro il 31 dicembre 2015, ancorché la decorrenza della pensione si collochi oltre la medesima data, non devono essere respinte ma tenute in apposita evidenza. In sostanza, l’Istituto ha riaperto i termini di pensionamento, permettendo alle donne lavoratrici che hanno almeno 57 anni e 3 mesi (58 e 3 mesi se autonome) con 35 anni di contributi  di poter presentare la domanda all’Inps sino al 31 dicembre 2015. I termini in realtà, erano scaduti il 30 novembre scorso in base alle precedenti interpretazioni della legge n. 243 del 2004 che istituì in forma sperimentale l’opzione donna.

VERSAMENTI IMU E TASI, ECCO LE SOLUZIONI PER I RITARDATARI


Il 16 dicembre è scaduta la data fatidica per il versamento del saldo relativo a Imu e Tasi, che dovrebbero garantire un gettito complessivo che si aggira sui 15 miliardi di euro, cifra destinata alle casse dei Comuni, tranne che per la parte di Imu di spettanza dello Stato. L’appuntamento ha interessato più di 20 milioni di contribuenti ma, com’è facile prevedere, le difficoltà del momento costringeranno moltissimi italiani a operare la scelta di non rispettare la scadenza, anche a costo di dover sostenere una spesa leggermente più alta, pur di rimandare di qualche giorno i pagamenti in questione. Ma a cosa andrà incontro, di preciso, chi non verserà le somme dovute entro la data fissata? I contribuenti ritardatari potranno onorare i propri obblighi fiscali scegliendo fra tre soluzioni. Il ravvedimento operoso sprint prevede l’estinzione del pagamento entro 14 giorni dalla scadenza, quindi in questo caso entro il 30 dicembre 2014: tale opzione prevede una sanzione dello 0,2% per ogni giorno di ritardo, più la corresponsione degli interessi legali dell’1% annuo, tenendo conto che ambedue le penalità si calcolano sull’imposta ancora dovuta. La seconda fattispecie di ravvedimento è quello operoso breve, che riguarda i contribuenti che effettueranno il pagamento dal 31 dicembre al 14 gennaio, quindi fra i 15 e i 30 giorni dopo la scadenza: in tal caso, gli interessi legali saranno sempre pari all’1% annuo, ma la sanzione prevista è pari al 3%. Terza e ultima possibilità di ravvedimento è quello operoso lungo, che riguarda chi pagherà dopo i 30 giorni della scadenza del 16 dicembre, e comunque non oltre il termine di presentazione della dichiarazione dell’anno in cui è avvenuta la violazione (quindi entro il 30 giugno 2015): per questi contribuenti, interessi legali sempre all’1% annuo, ma sanzione elevata al 3,75%. Coloro i quali pagheranno quanto dovuto con ritardi ancora superiori dovranno far fronte alla sanzione ordinaria del 30%. Esistono anche cittadini che hanno versato più del dovuto e che quindi hanno diritto al rimborso. In seguito ai chiarimenti apportati mediante l’art. 1, comma 724, della Legge n. 147 datata 27 dicembre 2013, a decorrere dall’anno d’imposta 2012, nel caso in cui il contribuente abbia versato somme superiori a quelle dovute, il soggetto dovrà provvedere a presentare la relativa istanza di rimborso unicamente al Comune.






“Chiacchierando di malattie…” - Antonella Algeri -


C’è il diabete, c’è l’artrosi, c’è l’osteoporosi, ecc…...(e chi non ne ha mai sentito parlare?)
..e poi ci sono “loro”  quelle di cui nessuno o quasi ne conosce il nome e/o il significato, “loro” , le cosiddette malattie rare, quelle malattie che colpiscono un numero di persone inferiore ad una data soglia della popolazione, mediamente un caso su 2.000 abitanti ma alcune patologie sono addirittura  ancora più rare arrivando ad una frequenza di un caso su 100.000. E poi ci sono le malattie mentali, che rare non sono, anzi … Malattie da tenere nascoste e di cui “vergognarsi” quasi fosse una colpa, ma questa è un’altra storia, una storia della quale si potrebbe parlarne successivamente.
Tornando alle malattie rare, rare non nel senso di preziose ovviamente: il problema principale è che vengono molto spesso diagnosticate tardivamente; in quest’ambito ovviamente non ci si prefigge di portare a conoscenza una serie di nomi a volte impronunciabili e che secondo una stima  del Servizio Sanitario sono circa 6/7.000, né di entrare in un ambito medico-scientifico.
Il nostro “Giornalino” vuole unicamente porre l’attenzione su questo fenomeno affinché nessun sintomo venga sottovalutato e venga anzi riferito al proprio Medico curante che, se ne ravvede gli elementi, approfondisce con accertamenti strumentali e/o visite specialistiche.
Ad ogni uscita mensile ci si prefigge di parlare di una patologia rara, con l’obiettivo di ampliare la conoscenza dei termini e di alcuni segni eclatanti ,  senza ovviamente volersi sostituire al medico.
Oggi iniziamo con l’ “ACROMEGALIA” .
Perché proprio l’acromegalia? Perché chi scrive ne ha avuto una esperienza diretta.
Ecco dove si trova l’ipofisi o ghiandola pituitaria:



                                     Pugile Primo Carnera                   

L'acromegalia è un raro disordine ormonale che si verifica in età adulta e che si sviluppa quando l’ipofisi produce troppo ormone della crescita, quasi sempre come conseguenza di un adenoma (tumore benigno). L'ormone in eccesso provoca gonfiore, ispessimento della pelle,  e allargamento delle ossa, soprattutto in viso, mani e piedi, oltre alla crescita anomala anche degli organi interni.
Nei bambini invece l'ormone della crescita in eccesso può causare una condizione chiamata gigantismo che porta ad un aumento anomalo in altezza così come ad una crescita ossea in eccesso.
I cambiamenti fisici avvengono gradualmente e pertanto spesso non viene riconosciuta subito. Se non trattata l'acromegalia può portare a gravi malattie.
Come dicevamo uno dei segni più comuni dell’ acromegalia è l'allargamento di mani e piedi oltre a  graduali cambiamenti nella forma del viso, come una mandibola sporgente, naso allargato, labbra ispessite, e una maggiore spaziatura tra i denti.
Poiché tende a progredire lentamente, i sintomi possono non vedersi per anni. I cambiamenti a volte vengono notati solo confrontando l’ aspetto del momento con vecchie fotografie.
Si dice comunque che il calvario di chi è affetto da acromegalia termina quando la malattia viene diagnosticata, sempreché si abbia la fortuna di una diagnosi non eccessivamente tardiva cioè prima che la malattia  abbia creato danni irreversibili.
Esistono difatti diverse possibilità di cura che vanno dalla chirurgia, ai farmaci e alle radiazioni, in base all’età dell’ammalato, alla dimensione e alla posizione del tumore, ed in base ad  altre patologie concomitanti.

Uno dei personaggi famosi affetti da acromegalia è stato il pugile Primo Carnera, campione mondiale dei pesi massimi(!).

LA NUOVA UCRIA ARREDATA A VERDE - Achille Baratta –


Com’è difficile proporre il nuovo come rilancio economico di un tessuto urbano che tende a estinguersi dimenticando il passato e senza la speranza di un futuro.
Un grande sistema economico che ha subito i danni di una lunga guerra e che ha ritrovato occupazione e reddito rapidamente, senza aver fatto leva sugli investimenti, non si è mai visto.
Il discorso può valere in generale per la Sicilia, che al suo interno presenta casi diversi, diverse velocità di uscita dalla crisi e profondi divari innovativi, ma che comunque si ritrova un complesso più che un passo indietro rispetto agli Stati Uniti. Di sicuro il problema investe il nostro Mezzogiorno che ritraccia i numeri di una catastrofe demografica e sociale e un orizzonte di abbandono.
Senza investire può esistere un presente che compra un po’ di tempo per la sopravvivenza giorno per giorno, ma non c’è futuro. Cosi la fiducia dei cittadini e delle imprese, entrambi contribuenti super tartassati, non corre e non si propaga. E se poi a tutto questo aggiungiamo il carico delle evidenze che emergono in tema di corruzione e di pubblica amministrazione, nessuno può meravigliarsi se il Paese non da segni visibili di ripresa.
Una scommessa e una proposta è difficile lanciarla perché la gente non crede più e rinunzia a qualsiasi progetto che non la riguardi nei fatti specifici della sopravvivenza personale e dei propri figli.
A renderci conto che il turismo è l’unica via di rilancio economico che ci resta.
E per fare questo occorre rendere le nostre piazze e le nostre viuzze uniche, inserendo piccoli elementi d’arredo urbano donate dai nostri artisti e dai nostri artigiani! E se provassimo a fare una cordata forte di fratellanza e di amicizia per rilanciare Ucria?
Un paese arredato e abbellito dal verde senza toccare il portafoglio comunale. Se dividessimo il nostro territorio a lotti e i cittadini, che sono i garanti provassero a inverdirlo con piante e pareti fiorite, per fare di un paese anomalo, uno, unico, colorato e profumato dai suoi fiori.
Poi in definitiva, niente di meno, ci sono nel nostro paese balconi fioriti altissimi e altri abbandonati all’incuria.
Capisco che la proposta vi sembrerà strana!
Per lavorare rapidamente è necessario avere fiducia in se stessi e pensare in modo fermo. Si perde molto tempo nel dare inizio ad azioni sconsiderate e nel cercare ripetutamente di disfarle nella speranza di migliorarle. Questa mancanza di fiducia oppone una barriera all’esecuzione delle azioni nel miglior tempo possibile.
L’aspirazione dell’uomo moderno è di vivere sulla terra quando il sole splende, durante il giorno, e di volare verso la luna di notte. Il successo nell’azione richiede che l’uomo sia energico, intelligente, rapido e fiducioso di sé. Se non possiede queste qualità non appartiene all’epoca moderna. Senza volere essere preso per mano da chi dirige una nuova ondata di entusiasmo, io credo ancora sull’arte di compiere ma ancora per non morire di invidia e su questo conto moto sulle donne, loro sono la nostra vera e nuova energia per non morire allo specchio delle illusioni di quelli che hanno la presunzione di guidarci e che in realtà non sanno gestire neanche le navi , quando c’è burrasca della crisi.

Non dimentichiamoci anche della nostra possibilità culinarie e dei nostri dolci, offriamo le rose alle belle signore di Ucria.







OLTRE GLI ORIZZONTI - Serena Trusso – Jessica Catania -



La bellezza della mente umana sta nella sua singolarità, nel suo essere unica.
Ognuno ha la libertà di fantasticare, o meglio dire, viaggiare, con la propria mente. I viaggio che creiamo dentro di noi sono incredibili, eccezionalmente perfetti e molto spesso realizzabili.
Un viaggio mentale può diventare un viaggio fisico. Come quello nostro, mio e di Jessica. Iniziammo a fantasticare su cosa poteva esserci al di fuori dei nostri paesi. E viaggiando abbiamo scoperto la bellezza del Mondo. Le culture così diverse ma vicine alle nostre, i profumi dei cibi mai assaggiati, un "grazie" detto in un'altra lingua.
Tutto ciò ci ha dato e ci da tuttora, la grinta di voler conoscere e sapere di più di questo Mondo, che in fondo non è così grande come sembra. Il detto "quanto è piccolo il Mondo" non si sbagliava! È bene saper viaggiare scoprendo sempre di più ma mai perdendo di vista le nostre radici, perché è proprio da li che nasce la nostra scoperta culturale.

Vi vogliamo augurare un felice Natale e un buon inizio Anno, sperando che non perdiate mai la curiosità di scoprire ciò che c'è oltre l'orizzonte.

I MOTTICEDDI - Giuseppe Salpietro -


Una frequente attività alla quale non si sottraeva nessuno dei paesani, specie coloro che frequentavano saltuariamente il Paese, era la  visita ai motticeddi”. L’unica via d’accesso al Cimitero di Ucria era costituita un tempo dalla via Cecata. Forse chiamata così perché cieca, senza sbocco su altra via, quasi ad indicare metaforicamente a chi la percorreva “ahinoi” sulle spalle altrui in posizione orizzontale, che il percorso era senza ritorno. Essa, a causa della notevole pendenza che la caratterizzava in alcuni tratti, sembrava progettata per offrire occasione di penitenza terrena, avvicinando, tra un fiatone e l’altro a bocca spalancata, le persone anziane al momento del trapasso nel quale sapevano di dovere “renniri l’anima a Diu”.
Per questo, si percorreva a passo lento leggermente inclinati in avanti alla ricerca del proprio baricentro, inerpicati nel pendio che ad ogni metro, quasi per ricompensa, a levante offriva allo sguardo nuovi e più ampi dettagli. Nell’erta, si superava sempre sulla sinistra, un luogo da noi conosciuto come l’orto di Scaglione, il temuto ingegnere Federale di Messina durante il periodo fascista e poi, meraviglia, s’incominciava ad intravvedere la scalinata che conduceva innanzi al Convento cinquecentesco dei Domenicani. Gli scaloni tradizionalmente di pietra arenaria locale che ricordo tondeggianti al bordo esterno della pedata erano perfettamente integri ma lisi a cagione delle frequenti intemperie e del continuo calpestio. Composta da più rampe,  consentiva di arrivare alla prima piazzola di sosta contrassegnata ancora oggi da una croce in ferro e da lì, percorrendola oltre, si giungeva innanzi all’antico complesso religioso che ricomprendeva i resti, allora ancora chiaramente leggibili, del Convento e delle due Chiese Del Santo Rosario e di Santa Maria della Scala ormai allo stato di rudere.
Il manto di catrame della circonvallazione poi realizzata che oggi agevola l’accesso ai luoghi, ha reso monca la scalinata e modificato irrimediabilmente l’armonioso assetto, portando via per sempre quel carico di magia e di pace che quel luogo ispirava.
Un tempo l’unico accesso al Camposanto era razionalmente posto alla base di una stretta salita il cui percorso è ancora oggi contrassegnato da alti ed eleganti cipressi, che sembrano con la loro imponente presenza, fugare ogni dubbio sulla destinazione del luogo. La stradina perimetra a sud ed ad ovest la chiesa sconsacrata di Santa Maria della Scala, con il suo accesso delimitato a valle da un cancelletto ancora esistente esteticamente semplice ma decoroso, i cui battenti al movimento, a causa dello stridio di ferraglia che ne derivava rafforzavano la soggezione che già di per se il luogo incuteva.
Conobbi Paesi interi, intere generazioni così, visitando ripetutamente quel luogo per anni: nonni, zii, cugini primi, secondi e terzi, e tutti i parenti di ogni ordine e grado.
Osservando le tombe, che ad una ad una venivano passate al setaccio, leggendo nomi, guardando foto e riflettendo sul solenne epitaffio che quasi sempre esaltava la generosità dei parenti in vita: “I figli ….. con affetto posero ….”, talvolta mi capitava di cogliere la sensazione strana, che quel volto offerto all’umano ricordo tristemente immortalato in posa rigida e solenne l’avevo già visto il giorno prima.
Quasi commosso per l’inattesa dipartita, ancora imberbe, chiedevo subito notizie “e comu fù, u visti aeri ‘ntà chiazza”, ma pian piano con l’esperienza capii, considerato il ripetersi dello strano ed innaturale fenomeno che avrebbe potuto giustificarsi solo con il diffondersi di una improvvisa epidemia che aveva fatto tirare le cuoia a buona parte del Paese, che invece, si trattava solo di lucida, concreta, umana lungimiranza.
Uomini e donne abituati a patire mille traversie, mille privazioni, abituati a maneggiare giorno dopo giorno e per una vita la terra, quella  stessa terra che era stata fonte di nutrimento per loro ed i loro figli, non facevano altro che pensare anzitempo al loro trapasso evitando “camorrie” ai parenti.
“Polvere siamo e polvere torneremo”, bisognava solo abituare se e gli altri all’idea, magari accettando compiaciuti qualche crisantemo o altro fiore reciso riposto per errore da vivi, ma era fondamentale gestire anzitempo il momento. Programmare i dettagli: foto scelta con cura, epitaffio, iscrizioni comprensive della data di nascita, e poi ancora: marmo, portafiori, esposizione assolata, vicini di … loculo e financo la banda.

Di tanto in tanto, tali “aspiranti” si recavano a dare una spolveratina alla loro tomba già fornita di ogni comfort compresa l’immagine fotografica selezionata fra le migliori, sempre però seriosa ed austera, evidentemente riflettendo nel mentre, su un dopo meno effimero, ma parimenti con il medesimo panorama goduto in vita possibilmente “chi nucidderi” che coloravano il loro paradiso terreno di colori mutevoli in relazione all’alternanza delle stagioni.
Conobbi anche chi per necessità si privò di tutto per una vita, ma non potette fare a meno di programmare più che dignitoso il proprio funerale,  il proprio “accumpagnamentu”. In particolare ricordo “a ‘gnura ….”. Normalmente e in tutte le stagioni, girava per le vie a piedi scalzi e vestiva di povere vesti. Un abito per l’estate marrone scuro e uno per l’inverno grigio, entrambi logori, ormai senza forma e resi attillati alla vita, come fosse una monaca, mediante una stretta corda che faceva presa ad un grossolano nodo.
Si diceva che non portasse biancheria intima e per abitudine atavica gli bastasse divaricare le gambe nella vicina campagna, ma era una diceria, perché è certo che talvolta “u rinali” l’ho visto io “sduvacari a cu passa passa” frettolosamente dal balcone sulla pubblica via.
Penso proprio, che i “caddi” sotto la pianta dei piedi ormai fungessero da solette, tanto era naturale il suo movimento, il suo incedere. Ma la morte no, quella doveva essere programmata anzitempo nei dettagli più minuziosi. Non sobria, ma vistosa al punto giusto. Aveva cinque figli e il suo amore arrivò a tal punto da pagare anzitempo una ghirlanda per ciascuno di loro: “non putiunu fari mala figura all’occhi di genti”.
 E crepi allora l’avarizia.


DIVERTIAMOCI INSIEME - Consulta Anziani di Ucria -


Anche quest’anno, nel periodo natalizio, la Consulta Anziani di Ucria organizza varie iniziative.
Si realizzerà, con la partecipazione del direttivo e di tutti i componenti della consulta, la “Pesca di Beneficienza” nei locali dell’Associazione Combattenti e Reduci di Ucria.
Si attiverà anche una tombolata e una serata di festa con gli anziani, intitolata: “DIVERTIAMOCI INSIEME”.
Tutti siamo invitati a partecipare.
Viviamo in un piccolo ma bel paese, cerchiamo di stare insieme e volerci bene.

Si coglie l’occasione di porgere gli Auguri di un Buon Natale e un Felice Anno Nuovo, a tutta la popolazione ucriese.