BAMBINI
- Angela Niosi -
Suona
la campanella. I
bambini confluiscono,attraverso il largo portone di vetro, nell’atrio della
scuola.
Là le bidelle, gesticolando
e cercando di assumere un atteggiamento minaccioso, li frenano nella loro corsa
ed io, che nel frattempo ho firmato sul registro delle presenze, li osservo con
un misto di tenerezza e di preoccupazione. Che
giornata sarà oggi?
Torno
a guardarli.
Alcuni gridano e spintonano compagni, girandosi a guardare la loro reazione,
altri sono assonnati e hanno sul viso una sorta di rassegnazione, altri ancora
sono intimoriti dagli esuberanti e cercano rassicurazione nel mio sguardo.
Sorrido.
Si portano in
spalla zaini sorprendentemente pesanti ma, forse, dentro ci sono anche le loro
emozioni. Molti trascinano il trolley che poi,faticosamente,sollevano su per le
scale dove vengono superati dagli altri che prima,stranamente, erano più lenti.
Si smistano nelle
classi, appendono i giubbotti e lanciano gli zaini contro il muro.
E,finalmente, entrano
nell’aula.
Anch’io entro con
i miei.
Li guardo avviarsi
ai loro banchi, dove ritrovano le cose del giorno prima, raccontarsi piccoli e
grandi segreti, mostrarsi oggetti portati per stupire o per prolungare il
calore di casa.
Cerco
di entrare con delicatezza nel loro mondo, ricordando che il lavoro ci aspetta.”Riprenderete i vostri affari nei
momenti di pausa” dico e loro, dopo una serie di un attimo ,maestra … dacci
ancora un po’ di tempo … si siedono e incrociano le braccia sui banchi.
“Allora,
come vi sentite oggi? Siete pronti per una nuova avventura? Avete la mente
libera da affanni e ali per volare?”
“Siiii”
rispondono. “Bene, prendete i vostri
strumenti di lavoro, allacciate le cinture e… partiamo!”
Prima di
cominciare, però, c’è sempre qualcuno che vuole parlare di sé.
“Io, oggi non sono
molto in forma, mia mamma mi aspetta sempre con una mano pronta sulla mia
faccia, perché secondo lei ho combinato qualcosa … Io stanotte ho sentito i
miei genitori litigare … A me dicono sempre che faccio i capricci, non riescono
proprio a capire che questo ,per me, è normale, non li faccio per farli
arrabbiare … Io invece quando sono disubbidiente mi sento in colpa e quella è
la mia punizione … A me non mi ascolta nessuno. La mamma o è al lavoro o mette
a posto o è al telefono”…
Cerco di arginare
il fiume di parole che,sicuramente,strariperebbe lungo tutta la giornata,
cercando di dare qualche rassicurazione. Quindi, iniziamo. Ora che si sono
sfogati, aprono i quaderni e fanno finta di essere pronti.
Appoggio
su di loro il mio sguardo e intanto cerco, dentro di me, quelle risposte che si
aspettano.
Poi penso che io
imparo da loro ogni giorno qualcosa di nuovo. Vivo con essi lo stupore e la
meraviglia, le emozioni tenute a freno e quelle che esplodono senza controllo.
Spalmo pennellate
d’amore e penso non c’è battaglia con loro, non
ci sono vincitori né vinti. Solo un cammino fatto insieme dove io li
accompagno ora stringendogli forte la mano, ora sfiorandogliela.
Ogni
giorno è un giorno nuovo e le risposte sono nuove ogni giorno.
“Bene,siete
pronti? Oggi parleremo dell’apostrofo”.
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