SICILIA:
TERRA DEI CICLOPI
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Valentina Faranda -
La
mitologia greca ha generato e ci ha tramandato tutta una serie di figure
fantastiche, alcune delle quali nascono da una fervida immaginazione, altre,
invece traggono spunto da racconti di viaggiatori e rispecchiano una realtà
ricca di specie di animali oggi scomparse.
Uno
dei luoghi, particolarmente amati, da poeti e dall’immaginario antico è la
Sicilia. Da sempre un crogiuolo di civiltà e culture diverse che hanno contribuito
alla nascita e alla propagazione di miti e leggende che la riguardano da vicino, come nel caso della leggenda
dei ciclopi, fantasiosi giganti con un solo occhio al centro della fronte.
Già
Tucidide, grande storico dell’antichità
menziona Ciclopi e Lestrigoni come i più antichi abitanti dell’isola, ma
li relega al mondo del mito e dell’invenzione poetica più che alla dimensione
del racconto storico.
Ed
è proprio all’invenzione poetica, ad una
delle più conosciute opere dell’antichità greca, l’Odissea, che risale la
leggenda più conosciuta di questi giganti.
Omero
narrava di Odisseo, un eroe greco che, in seguito ad una tempesta, approdò
nella terra dei Ciclopi, una terra che Tucidide, e con lui i principali
autori greci e latini, identificarono proprio con la Sicilia.
Sebbene
la mitologia dei ciclopi sia dai più considerata favolistica e frutto
dell’immaginario dell’epoca, non è da escludere che tale immaginario sia stato
influenzato da racconti su specie di animali realmente esistite ed oggi
estinte. Di recente, infatti, storici e paleontologi hanno avanzato la teoria
che antichi ritrovamenti di resti fossili di dinosauri e di altre specie
estinte abbiano influenzato l’elaborazione fantastica di mitiche creature,
ipotizzando quindi che giganti e mostri della mitologia greca non siano totalmente
frutto dell’ immaginazione, ma della realtà storica, in quanto collegabili
all’esistenza di animali preistorici.
In
particolare la credenza che la Sicilia sia stata la terra dei Ciclopi sarebbe
dovuta al ritrovamento, da parte degli antichi, di resti fossili di elefanti
nani: il cranio di questi animali, più grande di quello umano, provvisto al
centro di un foro proboscidale, sarebbe stato scambiato per una cavità orbitale
e attribuito pertanto ad esseri giganteschi con un solo occhio in fronte: un
esemplare di questo genere, classificato come elephas mnaidriensis,
è custodito nel museo dell’Istituto di geologia di Palermo.
Estinti
ben prima dell’arrivo dell’uomo, questi pachidermi lasciarono come sola traccia
del loro passaggio le loro ossa fossili che si ritrovano in gran numero nelle
grotte sparse per la Sicilia. Probabilmente, i primi abitanti dell’isola
ritrovarono all’interno di tali grotte questi strani crani che presentavano un
grande foro frontale che credettero essere un’enorme cavità orbitale e che
invece non era altro che la sede in cui si innestava la proboscide; le grandi ossa
trovate assieme a questi teschi fecero nascere l’idea di individui di grandi
dimensioni, veri e propri giganti.
Inoltre
è probabile che fenomeni naturali, come quelli eruttivi e sismici, propri dei
crateri vulcanici, numerosi nell’isola, siano stati visti come l’effetto delle
attività tipiche di questi giganti.
Da
qui l’elaborazione del mito di un essere gigantesco con un occhio solo, dalla
forza smisurata, un abitante delle grotte: il Ciclope.
Ha
un certo fascino vedere come anche le realtà più fantasiose, quelle che mai
crederesti che abbiano un fondamento reale, nascano da qualcosa di
effettivamente reale.
Sono
tanti i racconti di esseri mitologici, creature mostruose, buone o cattive, le
cui storie sono il frutto di fatti reali, rielaborati secondo la cultura di
quei popoli che ce le hanno tramandate e che spesso noi accogliamo senza
nemmeno chiederci da dove nascano e perché. Dato il mio interesse per il mito e
le leggende ho voluto condividere con voi, una di queste storie, perché la
mente umana spesso rielabora la realtà nei modi più favolosi, inquietanti e
meravigliosi e mette in piedi, da un mucchio di ossa dalle forme strane, vere e
proprie favole che attraversano il tempo e lo spazio e incuriosiscono e
affascinano ancora oggi, popoli che oggi faticano ad immaginare.
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