Prima di
tutto tutta la mia fiducia nel lavoro di questo Gruppo ed, in particolare, nei
componenti più giovani (fortunatamente sono la maggioranza) che, con grande
entusiasmo, lo sostengono con un impegno costante e disinteressato.
E' proprio credendo in loro e a quanto "bene", anche per la nostra amata Ucria, può uscire proprio da
loro che ho deciso di collaborare con il Gruppo e, nonostante la distanza "fisica", contribuire anche io con idee e qualche
scritto.
Essendo il giornalino un ulteriore lancio delle nostre
iniziative permettetemi di ricordare un episodio che credo può aiutarci a
riflettere.
Proprio la sera
del 2 novembre, nel momento di silenzio davanti alla tomba di Ranieri, mi è
tornata in mente una delle volte che ebbi occasione di parlarci.
Dopo la prima parte delle vacanze estive, arrivavo, con la mia famiglia, in Sicilia
dalla Sardegna.
La nave era partita da Cagliari per Palermo e mi
accingevo a una lunga nottata di veglia (difficilmente ancora oggi mi
addormento quando viaggio).
Mentre vagavo fra i ponti, ormai rassegnato al
lentissimo passare delle ore, scorgo,
seduti in un angolo, Iole e Ranieri
Nicolai.
Fui sorpreso
ed entusiasta.
Tornavano da soli in Sicilia dopo essere stati per
qualche settimana a casa dei nonni sardi in provincia di Sassari in quel
meraviglioso paese che ha dato i natali al loro papà, dove, fra l'altro, si produce un ottimo Filu Ferru.
Nonostante i molti anni di età che ci separavano mi
avevano sempre colpito, quei due.
Sembrava che si completassero a vicenda: lei
con una chiacchiera pronta e vivace, lui più riflessivo e concreto.
Una cosa era certa mai un fratello e una sorella
potevano essere più in sintonia.
Parlammo per delle ore.
Parlammo dei
loro sogni, della loro religiosità, della gente che conoscevamo e delle qualità
di ogni loro amico ucriese e, anche, della bontà della cucina sarda ed in
particolare delle ....... seadas.
Ma principalmente parlammo di Ucria.
Ranieri in particolare mi entusiasmò.
Credeva che
attraverso l'impegno suo, della sorella e dei suoi amici si potesse
"scuotere" il nostro Paese e mi elencò una notevole quantità di idee:
un gruppo parrocchiale, il teatro, gite organizzate, incontri con gli anziani,
un presepe vivente ed infine un giornalino da far uscire più spesso possibile
dove la gente poteva esprimersi, colloquiare e proporre.
Quando dopo qualche settimana mi cercò e mi propose di
scrivere qualcosa sulla festa del santo Patrono lo feci con entusiasmo. Lo
stesso entusiasmo che vedevo nei suoi occhi ed in quello dei suoi amici.
Conservo ancora quell'articolo e la copia di quel
giornalino.
Quel ragazzo riusciva ad essere leader senza saperlo e
riusciva a trascinare chi gli stava accanto.
Ero certo
che avrebbe fatto grandi cose nella vita e per Ucria.
Non è stato possibile, Qualcuno ha voluto chiamarlo a
se molto presto.
Ma Ranieri
ha lasciato una traccia.
Oggi i ragazzi di questo gruppo l'hanno ritrovata e
sapranno realizzare tante di quelle cose. Sapranno inventarne di nuove e
potranno rendere migliore la qualità della loro amicizia e della gente che li
circonda.
Un benvenuto quindi al Gruppo e a questo giornalino e
grazie a chi ha avuto l'intuizione di chiamarlo allo stesso modo di quello che
Ranieri aveva sognato.
Sono certo
che l'Unione di tanti potrà dare grandi frutti ....
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